lunedì 20 settembre 2010

Nuovo ammirevole bestiame



Come sempre prima il video...poi traduzione!

http://www.youtube.com/watch?v=gQ2sQk9q-30&feature=player_embedded

Nuovo ammirevole bestiame.

Tu che fai parte di questa massa
che passa nei progetti del futuro,
è duro dover camminare tanto
dare molto e ricevere poco.
E dover dimostrare il tuo coraggio
nel gioco delle apparenze,
e vedere che tutti questi ingranaggi
sentono già che la ruggine li sta mangiando.

Eh, oo, vita da bestiame
popolo marchiato, e
popolo felice!

La fuori fa un tempo confortevole
la vigilanza si cura del normale
Le automobili ascoltano le notizie
gli uomini le pubblicano sul giornale
E corrono attraverso la notte fonda
l' unica vecchiaia che è arrivata
Si dilungano sull' orlo della strada
e cominciano a contare quel che è rimasto.

Eh, oo, vita da bestiame
popolo marchiato, e
popolo felice!

Il popolo fugge dall' ignoranza
nonostante viva così vicino a lei
E sognano coi bei tempi andati
contemplano la vita da una cella
E sperano nuove possibilità
di vedere la fine di questo mondo
L' Arca di Noè, il dirigibile
non volano, nè possono fluttuare,
non volano nè possono fluttuare,
non volano nè possono fluttuare.


Eh, oo, vita da bestiame
popolo marchiato, e
popolo felice!

venerdì 10 settembre 2010

Samba do Grande Amor


Questa è allegra.
Sempre Chico Buarque de Hollanda.

Ecco come sempre l' idirizzo youtube...non so perchè ma non mi fa mettere il video direttamente, il solito complotto delle forze del male.

http://www.youtube.com/watch?v=kPu200ogx40

Samba del grande amore.

Dicevo tra me e me
che "adesso si"
io vivevo infine
il Grande Amore...
Bugiardo
Mi son lanciato così
dal trampolino
sono stato fino alla fine un amator
Passavo l' estate
ad acqua e pane
davo la mia parte
al grande amor
Bugiardo
E intanto mettevo
la mano sul fuoco
col cuore come garanzia

Oggi ho appena
una pietra nel mio petto
Esigo rispetto
non son più un sognatore
Arrivo perfino a cambiare strada
quando vedo un fiore
E rido del Grande Amore
Bugiardo

Sono stato molto fedele
ho comprato gli anelli
e messo sulla carta
il Grande Amore
Bugiardo
Ho riservato hotel
ristorante
e luna di miele
a Salvador
Ho pregato in chiesa
a San Giuseppe
che avevo fede
nel Grande Amore
Bugiardo
Ho fatto persino un voto
a Oxumarè(1)
di salire a piedi il Redentor(2)

Oggi ho appena
una pietra nel mio petto
Esigo rispetto
non son più un sognatore
Arrivo a cambiare strada
quando vedo un fiore
E rido del Grande Amore
Bugiardo


1) Oxumarè è uno degli Orixà, divinità africane.
2) Il Cristo Redentor è la statua di Rio de Janeiro posta in cima ad una montagna, c'è una scalinata che arriva fino ai suoi piedi.

giovedì 9 settembre 2010

Construção


Eccone un'altra.
E' da tempo che volevo farvela sentire.
Chico!
Buarque!
de!
Hollanda!
E' amico mio sapete. Frequentiamo la stessa nazione.

Segue la traduzione di "Construçao".
A! Ecco l' indirizzo dell'audio, con un video fatto da un pinco pallino simpatico.

http://www.youtube.com/watch?v=0mxE5nepvaU

Titolo: Costruzione

Amò quella volta come se fosse l' ultima
Baciò sua moglie come se fosse l' ultima
E ogni figlio suo come se fosse l' unico
E attraversò la strada col suo passo timido
Salì l'impalcatura come se fosse macchina
Alzò sul basamento quattro pareti solide
Mattone su mattone in un disegno magico
I suoi occhi impastati di cemento e lacrime
Sedette per riposare come se fosse sabato
Mangiò riso e fagioli come se fosse un principe
Bevve e singhiozzò come se fosse un naufrago
Ballò e rise come se sentisse musica
Ed inciampò nel cielo come se fosse ubriaco
E fluttuò nell' aria come se fosse un passero
E finì al suolo come un pacchetto flaccido
Agonizzò in mezzo al marciapiede pubblico
Morì sulla strada contromano disturbando il traffico

Amò quella volta come se fosse l'ultimo
Baciò sua moglie come se fosse l'unica
E ogni figlio suo come se fosse il prodigo
E attraversò la strada col suo passo ubriaco
Salì l'impalcatura come se fosse solido
Alzò sul basamento quattro pareti magiche
I suoi occhi impastati di cemento e traffico
Sedette per riposare come se fosse un principe
Mangiò riso e fagioli come se fosse il massimo
Bevve e singhiozzò come se fosse macchina
Ballò e rise come se fosse il prossimo
Ed inciampò nel cielo come se uvisse musica
E fluttuò nell' aria come se fosse sabato
E finì al suolo come un pacchetto timido
Agonizzò in mezzo al marciapiede naufrago
Morì sulla strada contromano disturbando il pubblico

Amò quella volta come se fosse macchina
Baciò sua moglie come se fosse logico
Alzò sul basamento quattro pareti flaccide
Sedette per riposare come se fosse un passero
E fluttuò nell' aria come se fosse un principe
E fini al suolo come un pacchetto ubriaco
Morì sulla strada contromano disturbando il sabato

Per questo pane da mangiare, per questo pavimento per dormire
Il Certificato per nascere la Concessione per sorridere
Per lasciarmi respirare, per poter esistere
Dio lo ripaghi!
Per l'alcol offerto che TUTTI dobbiamo inghiottire
Per il fumo e gli accidenti che TUTTI dobbiamo tossire
Per le impalcature ciondolanti da cui dobbiamo cadere
Dio lo ripaghi!
E Per la "Donna che piange" per lodarci e sputarci
E per le mosche nere a baciarci e coprirci
E per la pace che infine viene a redimerci
Dio lo ripaghi!

mercoledì 8 settembre 2010

Pequeno Perfil de Um Cidadão Comum


Musica scoperta oggi. E' del 1984. Scritta da due artisti incredibili e fortunatamente ancora vivi. Anche se uno si è dato per morto. Belchior e Toquinho.
L'ho tradotta.
Eccola.
Da leggere durante l' ascolto. Copiate l' indirizzo in un'altra finestra per ascoltare la canzone.

http://www.youtube.com/watch?v=JQE_jiFCUjk


Titolo (abbastanza chiaro): Piccolo profilo di un cittadino comune.




Era un cittadino comune
come questi che si vedono per strada.
Parlava d' affari, rideva,
vedeva show di donne nude.
Viveva il giorno ma non il sole,
la notte ma non la luna.
ie-eee-eaaaa

Si svegliava sempre presto,
era un passerotto urbano.
S' ibarcava nel metrò,
il nostro metropolitano.
Era un' uomo educato,
"Mi scusi", "Permesso".
ie-eee-eaaaa

Era come quella gente
onesta, buona ed emozionata.
Che va verso la morte,
pensando di vincer nella vita.

Era come quella gente
onesta, buona e intenerita.
Che di sera ha la sensazione
della missione compiuta.

Credeva in Dio
e in altre cose invisibili.
Diceva sempre "Si"
ai suoi signori infallibili.
Proprio così, coi soldi
non ci sono cose impossibili.
ie-eee-eaaaa

Ma l'angelo del Signore
di cui ci parla il libro santo,
scese dal celo per una birra
e si sedette al suo fianco.
E la morte lo caricò
come un pacchetto nel suo manto.
ie-eee-eaaaa

Era come quella gente
onesta, buona ed emozionata.
Che va verso la morte,
pensando di vincer nella vita.

Era come quella gente
onesta, buona e intenerita.
Che di sera ha la sensazione
della missione compiuta.

martedì 7 settembre 2010

Josè



Questa è una poesia della madonna, una di quelle cose che avrei voluto scrivere, così ho provatoa tradurla.

Autore: Carlos Drummond de Andrade
Titolo: Josè



JOSE'

E adesso, Josè?
La festa è finita,
la luce si è spenta,
la gente è sparita,
la notte è gelata.
e adesso, Josè?
e adesso, Tu?
Tu senza nome,
che ride degli altri,
Tu che fai versi,
che ami, reclami?
e adesso, Josè?

Sei senza donna,
sei senza discorso,
sei senza carezza,
già non puoi più bere,
già non puoi fumare,
sputar già non puoi,
la notte è gelata,
il giorno non è venuto,
il tram non è venuto,
il sorriso non è venuto,
non è venuta l' utopia
e tutto è finito
e tutto è fuggito
e tutto è ammuffito,
e adesso, Josè?

E adesso, Josè?
la tua dolce parola,
il tuo istante di febbre,
la tua gola e il digiuno,
la tua biblioteca,
la tua miniera d' oro,
il tuo vestito di vetro,
la tua incoerenza,
il tuo odio, - e adesso?

Con la chiave in mano
vuoi aprire la porta,
non esiste porta;
vuoi morire nel mare,
ma il mare è seccato;
vuoi andare a Minas,
Minas non c'è più.
Josè, e adesso?

Se tu gridassi,
se tu gemessi,
se tu suonassi,
il valzer viennese,
se tu dormissi,
se tu ti stancassi,
se tu morissi...
Ma tu non muori,
tu sei duro, Josè!

Solo nel buio
come una bestia,
senza teogonia,
senza la nuda parete
per appoggiarti,
senza cavallo nero
che fugga al galoppo,
tu marci, Josè!
Josè, ma per dove?



Originale:


E agora, José?
A festa acabou,
a luz apagou,
o povo sumiu,
a noite esfriou,
e agora, José?
e agora, Você?
Você que é sem nome,
que zomba dos outros,
Você que faz versos,
que ama, protesta?
e agora, José?

Está sem mulher,
está sem discurso,
está sem carinho,
já não pode beber,
já não pode fumar,
cuspir já não pode,
a noite esfriou,
o dia não veio,
o bonde não veio,
o riso não veio,
não veio a utopia
e tudo acabou
e tudo fugiu
e tudo mofou,
e agora, José?

E agora, José?
sua doce palavra,
seu instante de febre,
sua gula e jejum,
sua biblioteca,
sua lavra de ouro,
seu terno de vidro,
sua incoerência,
seu ódio, - e agora?

Com a chave na mão
quer abrir a porta,
não existe porta;
quer morrer no mar,
mas o mar secou;
quer ir para Minas,
Minas não há mais.
José, e agora?

Se você gritasse,
se você gemesse,
se você tocasse,
a valsa vienense,
se você dormisse,
se você cansasse,
se você morresse....
Mas você não morre,
você é duro, José!

Sozinho no escuro
qual bicho-do-mato,
sem teogonia,
sem parede nua
para se encostar,
sem cavalo preto
que fuja do galope,
você marcha, José!
José, para onde?

mercoledì 7 luglio 2010

Scritto in fretta e furia prima che la pigrizia inghiotta la mia sconquassata ambizione.














Mille anni fa ho letto in qualche edizione economica di grandi autori che non si deve scrivere una cosa quando la cosa ti è appena successa. Ecco perchè a parlarvi, in verità, non è il mio cervello, ma sono il mio mal di schiena, i miei bronchi
infiammati e i fiotti di acido lattico-misto-caffè che scorrono ora al posto del sangue. Quello, il sangue, l' ho dovuto sputare quasi tutto. Poteva sembrare pommarola sopra un disco di pasta, ma era il mio sangue. Sono una pizza-machine!

Ho mangiato una insalata con pane e formaggio e adesso devo placare i conati di rifiuto del mio stomaco abituato, ormai da giorni, solo a liquidi con basso contenuto di acqua.

Faccio una pausa.

Martellare sulla tastiera è doloroso.
Per via delle piccole ferite intorno alle unghie.

Non dormo da una settimana. E' un' insonnia forzata. Si chiama festa di São João.

Mi chiedo quali siano i sintomi della morte per stanchezza.
Ho lavorato così tanto che tutte quelle banconote gialle, verdi e azzurre ordinate nel cassetto non mi interessano più. Sto avendo visioni e pensieri illuminanti sulla mia vita, per via dell' esaurimento delle normali forze che tengono insieme, come una calamita, la mia persona: sono a pezzi e così posso vedere meglio di cosa sono fatto.
Si, l' ho fatto per i soldi. L' anno scorso era diverso, non avevamo nessuna buona idea sul come guadagnare, per pagare tutte quelle cose utili e futili che completano un' esistenza distratta, sapete di che parlo. Come facevamo a vivere, solo 15 anni fa, senza una connessione? O senza un cellulare? Conoscete ancora qualcuno senza la televisione? O senza il sugo pronto o i prodotti dell' equosolidale, che non abbia 20 paia di scarpe e centinaia di maglie e maglioni, che non desidera una nuova macchina o la commessa della benetton. Come si può resistere al fascino di un iPod, o di una rinoplastica, depilazione, sbiancamento dei denti, cocaina e ashish il finesettimana per allentare la pressione, il bar, il pub, il centro commerciale, il negozietto, le vacanze, le diete, le lezioni di chitarra, il kit di coltelli che non dovrai mai più affilare, migliaia di foto digitali che non avrai mai il tempo di guardare, lo yoga, il digitale terrestre, il mutuo, sapete di che parlo.
Qui in Brasile voliamo più basso, ma siamo sulla stessa scia, stiamo arrivando. Poi io ho la scusa dei figli, della salute, dell' educazione, tutte cose necessarie, tutte cose care, ho liste infinite di cose che ci servono, di cose che potrebbero servirci, di cose che so già ci seppelliranno.
Farsi il culo per guadagnare soldi per un giorno non farsi più il culo. Da ridere.
Da piangere.
E se smettessi?
Guardate come sono ridotto: ho la schiena che sembra un rosario di ossibuchi, dolori invisibili alle articolazioni, tagli e bruciature, occhi pesti, tempie bollenti e lo spirito spalmato su un ettaro di disperazione.
Chi mi ha reso così triste è stata una ragazza. No, non è una storia d' amore non corrisposto, in fondo ho quasi 40 anni, e sono così fesso da credere di non essere così fesso da soffrire per amore. Questa ragazza di cui vi parlo è la morte.
La morte dell' umanità. Della mia umanità. Non sono più un uomo, vi ripeto che sono una pizza-machine!
Che fine del cazzo. Che eroe idiota: il pizzaiolo più veloce del nord-est!
Ma nonostante lo sforzo atletico-olimpionico le richieste mi hanno sotterrato, la chilometrica fila dei clienti irradiava un' energia maledetta che mi ha a poco a poco annichilito, annullato. Stiamo sgobbando da 4 giorni senza quasi dormire. Si lavora dalle 9 del mattino alle 5 del mattino successivo, con un servizio di pizzeria che dura 10 ore ininterrotte. Senza contare le due settimane di preparazione
prima della festa. Senza volervi annoiare col mio invalidantissimo mal di schiena iniziato una settimana fa. Sorvolando sui miei due figli malati, sul fatto che il più grande Gil ha iniziato ad avere un piccolo attacco d' asma poco prima che noi uscissimo. Siamo al penultimo giorno. Ma ancora non vediamo la fine del tunnel. Stasera, dopo le prime 6 ore a questo ritmo la voglia era di uscire dal mio ruolo-lavoro, e mandare tutti quei pazzi in fila (per un pezzetto di pasta fermentata-con-pomodoro-mozzarella) a farsi un giro, vedere altre cose, adorare altri cibi, ballare con donne ubriache che il giorno dopo si fingerà non riconoscere, farsi una pisciata in qualche angolo oscuro, osservare la luna piena sparire e riapparire al passaggio di nuvole scure, ascoltare il suono di migliaia di bandierine colorate sbatacchiate dal vento, bere liquori dolcissimi di ignota provenienza da bottiglie riciclate, fare la spola da un palco all' altro per capire che le 6-7 bande suonano gli stessi 20 pezzi-tipici di forrò di sao joao, lanciare bombe artigianali vicino ai falò di legna ammuffita, rompere un tacco sul ciotolato della piazza del
mercato, guardare la quadriglia dei ragazzi della scuola media, improvvisare un trenino intorno al palo della cuccagna, insomma fare quelle cose che si fanno ad una festa di bifolchi e borghesi nel 2010 nell' interno dello stato di Bahia, cose che non siano farsi un'ora di fila per una cazzo di fetta di pizza! Andate via! Io vi libererò dal male che vi consuma la ragione! Andate via! Sparpagliatevi! Tornate quando il vostro giudizio sarà lucido come il mio! La vita è corta, e sembra anche non abbia senso, non peggiorate le cose! Andate via! Andate in pace!
Nella mia immaginazione tipo realtà parallela di cose che potenzialmente succedono, sono trasformato in un messia che si rifiuta di dare il proprio corpo (l'ostia-pizza) e il proprio sangue (la pommarola) alla mandria di fedeli ottenebrati dal magnetismo incontrollabile di una fila, dal vizio di mettersi dietro ad un supposto collega di sfighe, di accodarsi ad un sogno.
Apro le braccia e mentre una luce tipo raggio-succhiante-ufo mi illumina e il vento solleva il cespuglio dei miei capelli, le prime fedeli cominciano a piangere gridando "Io non volevo fare la fila, è stata un' idea sua" indicando il bifolco-borghese-simil-fidanzato che con sguardo bovino continua a non capire. Ma capirà. Capirà e mi abbraccerà, e mi chiederà scusa per aver creduto di poter comandare le mie azioni, di poter comprare il mio tempo con un pò di banconote del monopoli.
E invece non faccio niente. Continuo ad aprire dischi di pasta. Mestolata di pomodoro. Mozzarella. Fette di calabresa. Infornare. Girare. Rigirare. Sfornare. Guardare la fila con lo sguardo vuoto del condannato. Ed è lì che la vedo.
Non è una visione, la guardo meglio, questa creatura bassina e bruttina nonostante tutti gli artifici cosmetici e tessili per sembrare carina, capelli corti incollati alla fronte, faccia larga, una bocca convenzionale con rossetto, sciarpa nera per nascondere l'assenza del collo, spalle all'altezza delle orecchie, cappottino nero troppo stretto e manina con anelli che vibra per chiamare la mia attenzione. Proprio così, mi vuole dire qualcosa. Si trova a un 15 metri di corpi su fila doppia di distanza, e mi fa così colla manina. Mi giro e rimango immobile per metterla a fuoco. Un presentimento sbaglaito si fa strada nel mio cuore. Che qualcuno abbia avuto pena di me? Della fottuta pizza-machine dagli occhi buoni? Adesso che ha capito di avere la mia attenzione, smette di sventolare la manina bianca e muove le labbra velocemente. Impossibile sentire a meno di 30 cm di distanza per via della musica. Una banda fondata 20 giorni fa stà tentando di suonare "asa branca". Io le faccio "O QUE?" e metto la mano a conca dietro l' orecchio. Stringo gli occhi
pronto a leggere il labbiale. "Tomate seco com rucola, tomatesecocomrucola, tomatesecomrucola" ripete in loop e mi fa ok col pollice, alla Fonzi.

"Pomodori secchi con rucola" traduce in automatico il mio incredulo cervello.

Questa essera mi vuole comunicare il suo ordine.

Sprofondo in un abisso senza speranza.

Il genere umano merita l'estinzione. Al più presto mi farò sterilizzare. Rimango stordito per qualche secondo, poi un sorriso isterico mi intorta la faccia. Giro una pizza. Tiro fuori l' altra. Scuoto la testa e comincio a ridere. Mi viene in mente una frase dei Beatles modificata per l'occasione "strowberry fields, nothing is real", "campi di pizza, niente è reale" e un' altra del comico Bill Hicks "la vita è solo un giro di giostra".
Di colpo un fulmine lascia tutto chiaro!
Prendo un braccio di Luisa e le faccio fare un giro di 180 gradi. Le dico all' orecchio. Andiamo via. Lasciamoli tutti qui. Si mette a ridere e da il resto a un tipo alto con gli occhiali. Insisto e le dico di finire gli ordini e chiudere e che domani non apriamo. Domani non apro! Il vento quasi butta giù una baracca di fianco alla nostra. Domani non lavoro! L' asteroide che caricavo sulle spalle si vaporizza.
Domani non faccio un cazzo! Le gambe si fanno leggere. Domani me ne stò tutta la mattina a letto coi miei figli, a irrorarli di sciroppo per la tosse e prendere la temperatura ogni 30 minuti, cartoni animati e disegni con gessi di cera masticati. Sono Dio! Ho il potere di creare vite parallele!
Ah! Patetici zombi che elemosinate la salvezza dell' anima-stomaco-panza, voi non esistete. Ah! I vostri soldi non esistono, e il vostro potere d' acquisto si trasformerà nella disperazione di capire che il sapore dei soldi è quello di carta igenica infestata di batteri! FANCULS!

Sono di nuovo un uomo libero!

A fare le spese di questa mia nuova disposizione di spirito è una somara coi capelli stile bambola nord-americana. Sta dicendo a Luisa che la sua fetta di pizza è
più piccola di quella venduta al suo vicino. Luisa ironizza e risponde che in verità la sua è normale, è quella del vicino ad essere troppo grande.
Essendo una stupida non capisce e continua a lamentarsi e dice cose tipo "gne gne gne". Un nuovo fascio di luce fiammeggiante mi illumina, questa volta viene dal basso e non sono gli ufo. E' satana che mi fa ok col pollice, mettendo ali al mio eloquente "D-I-O B-O-I-A" e continuo in portoghese con cose tipo questo non è un fast-food, e guarda come sono ridotto, non te l' ha ordinato il dottore di metterti in fila, e che io pregherò perchè recuperi presto il buon senso. Agli occhi di tutti lei adesso è una scema, perchè continua a dire "bla bla bla". Luisa irritata prende un' altra fetta di pizza al prosciutto e gliela da.
La somara-viziata-orgogliona dice che adesso non la vuole più di prosciutto ma la vuole di calabresa. Luisa pensa "col cazzo bella!" e dice "no, te l' ho già scaldata". Ella insiste ottusa. E Luisa con un sospiro di sollievo le dice "allora rimani senza", le restituisce i 3 reais e dice "puoi andare".
La stupida-immatura-spaccamaroni è incredula e immobile. Satana mi suggerisce di dire "Ooo! qual'è la parte del PUOI ANDARE che non hai capito?".
Ella tenta un fiacchissimo "maleducati, si vede che non avete bisogno di lavorare". Io chiudo la storia coll' indice ammonitore puntato sopra la testa vuota di lady-fettina e dico "Noi non siamo figli di 3 reais!"
L' applauso di circa mille persone è partito al momento giusto. E anche se era del pubblico di un tizio vestito da vacchero su un palco a 100 metri da noi, me lo sono gustato.

Nota 1.
Dovete sapere che i lavori umili o comunque manuali qui in Brasile non sono valorizzati. Vengono considerati di seconda o terza classe. Camerieri, muratori, babysitter, donne delle pulizie, operai, braccianti, cassieri, volantinatori, commessi, cuochi, pizzaioli, autisti, spazzini, eccetera. Tutte figure professionali inferiori. Gente che non ha studiato. Gente da mettere sotto i piedi. Sono i diretti discendenti degli schiavi negri e indios della storia brasiliana. Quindi la frase della ragazza stronza "si vede che non avete bisogno di lavorare" racchiude proprio questo pensiero "che chi ha bisogno di lavorare si sottomette a tutto e manda giù i rospazzi col sorriso", è la cultura schiavista che qui, nel nord-est in particolare, è ancora molto viva. Un professore dell' università di Rio de Janeiro ha pubblicato uno studio sull' invisibilità di certe figure sociali: dava lezione di mattina e per 6 mesi, tutti i pomeriggi, ha vestito i panni dell ' uomo delle pulizie nei corridoi della sua scuola. Risultato che nessuno tra colleghi e studenti l' ha riconsciuto.
Io la chiamo Sindrome di Superman, che quando si toglie gli occhiali nessuno lo riconosce più.
Per noi la prova è stata Luciana, sorella di Luisa. Ci ha aiutato l' ultimo giorno, nei panni della cassiera, prendeva l' ordine e dava il resto. La sua professoressa di medicina le ha detto "buonasera, una al prosciutto e due ai 4 formaggi", ha preso il resto e se n'è andata senza riconoscerla. Luciana ha detto che fa lezione con lei tutte le settimane da tre anni: Sindrome di Wonderwoman.

Nota 2.
La festa di São João (San Giovanni) è la più importante festa dell' interno nordestino. La parola "interior" (interno) non significa solo entroterra, serve in realtà a identificare tutto ciò che non è grande città, quindi anche se si trova sulla costa può chiamarsi interno. E' ovvio che la cultura passata è più preservata in queste aree geografiche, che per via dell' isolamento mantengono alcuni prodotti tipici e abitudini umane, non esasperate. Una grande città come San Paolo, o Rio o Salvador, differiscono pochissimo, e sotto certi aspetti somigliano a una qualunque grande città occidentale. Lo stereotipo dell' interno nordestino è un posto semiarido, polveroso, con cactus e urubù (avvoltoi), estensioni enormi di caatinga (vegetazione bassa, fatta di arbusti, cactus e bromelie), vacche magre in pascoli secchi. Le città (di solito con poche migliaia o centinaia di persone) sono fatte di povere costruzioni di forattoni senza intonaco, qualche volta c'è un centro storico in stile coloniale, raramente questo centro è "tombado", cioè preservato, come nel caso di Mucugè. Per questo dall'estrazione di diamanti del secolo passato, è passata all' estrazione dei turisti.
La festa popolare una volta (fino a 10-15 anni fa) si svolgeva per le vie della città e nelle case dei cittadini, che rimanevano aperte tutta la notte. Le famiglie offrivano mais bollito o arrostito, arachidi, dolci di mais, arance e liquori a base di frutta e cachaça. La musica tipica del Sao Joao è il forrò (che si pronuncia fohò), una specie di mazurka, suonata con sanfona o accordeon (fisarmonica), zabumba (tamburo) e triangolo. Il più grande compositore di forrò (nonchè inventore) è stato il geniale Luiz Gonzaga. Luiz Gonzaga stà al forrò come Bob Marley sta al reggea.

sabato 10 aprile 2010







Novembre 2008.


ITALIANI!! DOVE SIETE FINITI??
Non una Mail, non una telefonata, non un telegramma, non un essemmesse, non un pensiero
per il brasileiro …mah! non so che pensare, ma dato che “saremo per troppo tempo morti” vi mando i resoconti brasiliani degli ultimi mesi…SCHIAPPE!


I figli sò pezz’e’core.


Come ricorderete sono rimasto in Italia fino alla fine di Luglio: caldo bestiale, visitato parenti, fatto un casino di acquisti inclusivo questo portatile col quale vi scrivo.
Tornati a Salvador saluti e feste di bentornato (impossibile dimagrire o per lo meno mantenere il peso quando si passa da una nazione all’ altra, da una famiglia all’ altra, tutti molto ospitali , pieni di nostalgia e di cibo!), i bambini giocano felici nel giardino. E’ una tranquilla domenica pomeriggio in una famiglia di classe media brasilo-italiana. Gil gioca con un bastone. Mel glielo prende, poi lo lancia. Il bastone cade nel mezzo del prato. Gil si lancia per catturarlo prima di sua sorella, scivola, male, cade tutto sopra il braccio sinistro in una posizione incredibile e stronza. Rompe la punta del radio (il gomito). Urla, grida! Starà esagerando? Solleviamo la manica lunga…porc! C’è un osso fuori posto! Porc!
Arrotoliamo il bambino che urla che gli fa male…corsa all’ospedale…inizia un calvario per trovare posto…Salvador città enorme, quasi 4 milioni di ab. 70% poveri, ospedali sotto strutturati …assicurazione sanitaria criminale…angoscie, magoni, voglia di tornare di volata in Emilia coi suoi Policlinici! vi risparmio questa parte…vi dico solo che sono rimasto in sala operatoria con lui un’ora. Aspettando l’ effetto del sedativo ho visto mio figlio di 3 anni cominciare a svarionare e parlare come un matto e mentre era sotto i ferri ho pianto coi singhiozzi.

Gil si recupera benissimo e dopo più di un mese traslochiamo! Nuova casa color zucca a Mucugè!
Salvador fanculs!

P.S: prima di traslocare io e Luisa abbiamo posato metri quadri 85 di pietra naturale, 600 pietre 40x40 spesse quasi 10 cm , del peso di 20 chili l’ una (totale 12 tonnellate) nel pavimento della pizzeria, che adesso sembra un posto chic!

Chapada!

Il parco nazionale della Chapada Diamantina è stato il primo posto visitato qui in Brasile, e siccome sono un fesso e vivo disattento non mi ero accorto del valore di un posto così: montagne e valli, fiumi e torrenti e soprattutto piccole città, realtà più reali insomma roba che in Italia devi andare indietro di 30 o 40 anni.

Il mercato del venerdì.

Appena arrivati non facciamo neanche in tempo a sistemare i mobili che ce ne andiamo al mercato della città. Grandissima goduria! Signori tutta la frutta e la verdura che si può immaginare, coltivata e venduta dai piccoli e piccolissimi agricoltori della regione (arrivano anche da Barra da Estiva che è a più di 70 chilometri…di autobus!). Ah! che spettacolo poter comprare tante cose buone e non rischiare che marciscano nel giro di due giorni, che è il tempo massimo in cui si conservano gli alimenti a Salvador coi suoi 30 gradi di media e 90% di umidità. Qui no! Qui ci sono 10-15 gradi di notte e 20-25 di giorno, e siamo in primavera, quindi mi fa pensare che in inverno mettero su il piumone…anche perché le case non hanno nessun tipo di riscaldamento, tipo il sud Italia.
Ma stò ancora gongolando tra casse di mango maturo quando vedo uno stabile e un portone aperto…c’è una scritta che dice “mercado das carnes” …il cuore comincia a battere più in fretta…sarà che la carne è fresca? Ormai il mio naso è abituato all’ odore della carne e del pesce mal conservato dei mercati di Salvador…qui non si sente niente…entro…ancora niente, eppure sono già al cospetto dei quarti di bue smontati…faccio un giro e mi imbatto nell’ inconfondibile lombo di maiale intero…mi informo sul prezzo e sulla freschezza e la signora AnaMaria fa questione perché legga il certificato di provenienza e il giorno e l’ ora dell’ abbattimento del porco…ebbene sì erano le sette di mattina e il porcello era stato sacrificato il pomeriggio del giorno prima…cado in ginocchio e cogli occhi al cielo recito un Grazie o Signore.
Compro avido un pezzo di lombo e la coppa, le costaiola son finite…vabbhè, sopravviverò, tanto venerdì prossimo sarò qui all’ alba! Poi vedo una lunga salsiccia di colore giallognolo opaco…humm…è AnaMaria la macellaia che la fa…chiedo se la prossima settimana mi può rimediare i budelli ( “as tripas”), lei mi dice che “nao tem problema”, allora mi prenoto un lombo intero due guanciali e due pancette e chiaro “as tripas”. Son così felice che mi compro anche due chili di agnello, che AnaMaria col sorriso e il macete divide in 5 secondi e 4 colpi micidiali…PA!PA!PA!PAM!...sono invaghito di lei! Lei lo capisce e mi regala 20 cm di salsiccia…non potrei ricambiare nemmeno volendo …

E adesso salsiccie!

Il venerdì successivo come promessomi sono al mercato alle ore 6 e la signora AnaMaria mi smolla il malloppone di carne che mi carico nello zainone da alpinista. Torno a casa e comincio la divisione delle carni, il magro, il grasso eccetera…poi arrivo ad aprire il sacchetto dei budelli in acqua, sale e limone…humm…sono da sgrassare, hanno infatti ancora la patina di limo…hummm devo improvvisare, metto la carne a 2 gradi nel frigo al massimo e mi dedico al lavuraz di raschiare as tripas…mi ci è voluto un pomeriggio…ma alla fine son venute belle pulite, le ho messe sotto acqua, sale e aceto e sono andato a letto presto. Poi alla mattina ho iniziato col mettere sotto sale un guanciale e una pancetta…pam in frigo per 5 giorni. Poi ho messo in una pentola tutte le rifilature di grasso e ho messo a fuoco bassissimo per più di tre ore…ottenuto strutto e ciccioli…sporcato tutta la cucina…vabbhè.
Poi dopo la macinatura di 6 chili di lombo+prosciutto e 2,5 chili di guanciale+pancetta ho impastato con sale, spezie e vino (mi son scordato l’aglio…da non credere!) il gran momento: monto l’ insaccatrice Z1 fatta da mio padre con pezzi di recupero di vecchie morse e scarichi di honda…metto il budello nell’ ugello, lo lego da una parte e Pam! 8 chili di salsiccia! Metà col peperoncino e il peperone secco tritato (che mi ci è voluto un sacchissimo di tempo per seccarlo e tostarlo) stile calabrese.
Stufatura di dodici ore a 20°C e poi nella “sala di stagionatura” che è un vecchio frigo che mantengo a 12 gradi…adesso bisogna solo aspettare!


Luisa.


Se credete che Luisa se ne stia buona ad aspettare di mangiare le salsiccie secche vi sbagliate di grosso: ha preso duemila numeri e mandato milioni di mail per farsi arrivare le piantine di alberi da frutta da piantare nel nostro terreno a 27 chilometri da qui.
Pianteremo mele, pesche, prugne, goiaba, banane, maracujà, riso grano e ulivi! Abbiamo trovato gli ulivi! Li fanno in un altro stato Minas Gerais, in cui tra l’ altro quest’ anno è avvenuta la prima produzione di olio extravergine brasiliano…speriamo bene.

Gil e Mel.

I bambini sono carichissimi, vogliono uscire di continuo, hanno vinto una libertà grandissima, poter passeggiare per le strade della città, arrampicarsi sugli alberi, vedere le vacche che pascolano di fianco casa e tutto il resto. Sono già diventati gli idoli della città, perché qui i biondi-occhiazzurri sono più unici che rari, e finchè c’era solo Gil poteva sembrare un fenomeno, ma adesso che c’è anche Mel ci troviamo di fronte ad una razza superiore. E la gente si chiedono se io e Luisa siamo i genitori adottivi.

venerdì 2 aprile 2010








...sul quanto sono fesso...deus me livri! (dio mi liberi!)



“Max!...sento dei dolori” mi dice Luisa alle 21 e 45 di martedí 18 maggio 2005.
Io stó per prendere sonno.
Lo so benissimo cosa stá succedendo, negli ultimi 15 giorni non si parla d´altro: doglie, contrazioni, chiamare la medica, momenti giusti, sará che nasce oggi, perdita di tamponi...e che due maroni! (quando vengo disturbato nel sonno divento un nazista)...sará di sicuro UN falso allarme, UN credevo che fosse una contrazione, UN modo per parlare un pó, UNa cosa qualunque, ma non UN inizio di travaglio.
MI CI GIOCO LE PALLE!
Rispondo quindi: “MMM...” senza aprire gli occhi.
Luisa continua a lamentare NON BEN DEFINITE COSE ALLA PANCIA-PASSERA, io rispondo una cosa neutra, ma con un tono talmente scazzato che me ne accorgo anche io, e quando mi giro per vedere é troppo tardi: labbro di sotto in fuori, estremitá della bocca all´ingiú, occhi gonfi...un pianto arriva...(sono un vero nazista, non pensate che io sia buono!)...
Adesso il sonno é passato e mi sento talmente stronzo che vorrei darmi degli schiaffi (e non servirebbe).
Quindi consolo. Chiedo scusa. Ragiono.
Luisa non é una che si lamenta a vanvera.
Luisa piange perché il suo amore é stronzo e perché ha paura...ha paura di quello che stá succedendo: É INIZIATO IL TRAVAGLIO...PALLE PERSE!

Terrore verso l´ignoto...e indietro non si torna!

Si tratta infatti di vere e proprie doglie, dolori non ancora molto forti, ma con una regolaritá di 8-10 minuti, sono contrazioni involontarie dell´utero che si deve aprire, dilatare fino a 10 centimetri (10 - C - E - N - T - I - M - E - T - R - I ), ogni contrazione si dilata un pochininino...molto poco...
Luisa che da brava gestante-che-vuole-partorire-in-casa-di-parto-naturale ha letto tre libri di Leboier (pioniere francese sostenitore del parto attivo...poi vi diró), nei primi momenti si ricorda di aver letto che fare un bagno caldo diminuisce i dolori...quando esce dalla doccia stá tremando come una foglia. Ha una paura fottuta.
E giá mi rendo conto della difficoltá della cosa: lei donna forte, ora piena di terrore...prime avvisaglie della tempesta che arriverà.
Sono le 23 e 20, e abbiamo giá svegliato tutti.

Assistenti e assistiti.

L´equipe sostenitrice-preoccupata é cosí formata: Carlos Pimentel il futuro nonno, passa dal divano, alla amacaa alla sedia a dondolo facendo sorrisi e russando...Rita Santos Pimentel la futura nonna, che lavora ai ferri e tiene il tempo delle contrazioni col cronometro...Rosana Pimentel futura zia col fidanzato André che riprenderá l´evento con una telecamera digitale Sony con visione notturna...Silvia, altra futura zia, che dopo essersi informata sulla frequenza delle contrazioni se ne torna a dormire...poi ci sono Io, futuro padre (ruolo del tutto inadeguato: mi sento come un astronauta in orbita mentre apprende che gli stanno svaligiando la casa...) addetto alle carezze, ai massaggi, alle frasi di rincuoro (verso la fine del travaglio arriveró quasi a sentire fisicamente le contrazioni...)...ed infine c´é Lei...la futura Mae, Mutter, Madre, Mother, Má, M*§@...La-Donna-Che-Soffre-E-Trema-Di-Paura!

La Medica

Ora dovete sapere che questa cosa del parto in casa non é un capriccio, é proprio che qui in Brasile non é facile avere un parto “normale”...in generale cioé i casi sono due: se ti puoi permettere un “PIANO DI SALUTE” (assicurazione medica) allora finirai nelle mani di qualche Ostetrico di nome Gabriel che stanco della vita e del suo studio quasi lussuoso, parlando con lentezza e tristezza ti consiglierá un parto cesareo, meno rischioso, appena un taglietto, anestesia, non senti nulla e salvi la passera (oltre che chiaramente l´ospedale é piú felice, si cucca in media 3000 Reais come minimo per un intervento di cesareo)...se invece sei povero e quindi ti devi affidare all´ospedale pubblico, stai tranquillo che nessuno ti proporrá il taglio cesareo, nessuno ti proporrá, nessuno ti, nessuno...bhè ricordiamoci che siamo nel nord-est brasiliano: il terzomondo del terzomondo.
Luisa ha un piano di salute, essendo figlia di un lavoratore della Braskem (industria petrolchimica a 50 km da Salvador), e quindi ci é toccato Gabriel, ostetrico anziano sul viale del tramonto.
Alla terza visita mi ha confessato (mentre Luisa si rivestiva) che era stanco della vita e quindi voleva andare a vivere in Portogallo dove sembra che abbia addirittura dei parenti...insomma una vera Natica Mummificata, quando gli abbiamo parlato di parto in casa il suo cervello cristallizzato ha scricchilato e una falistra si é staccata ed é caduta sulla scrivania, io e Luisa l´abbiamo vista friggere e morire, poi lui ha detto che “no...non faccio...hem...queste cose”...poveraccio!
Poi dato che questo é un grande paese e c´é veramente di tutto, quel jolli che é Carlos un pomeriggio ci telefona e ci dice che il suo amico Danh vive in una comunitá (Terra Mirim, in realtá piú che una comunitá é un condominio di case dentro un grande terreno con delle zone collettive tipo cucina, ambulatorio, preghiere...le persone che vivono lí lavorano tutte fuori, insomma non sono fricchettoni), per farla breve in questa comunitá c´é una ragazza che stá partorendo, se vogliamo possiamo andare a dare un´occhiata...???...prendiamo la macchina e andiamo lá.

Quando arriviamo il parto é finito da 15 minuti, c´é una ragazza sdraiata su di una stuoia, suo marito le tiene le spalle, una dozzina di persone intorno che parlano piano e alcune hanno gli occhi lucidi, ci sono tamburi in giro, e un fuoco che si stá spegnendo...siamo arrivati tardi...ma dall´energia che ancora circola immagino che dev´essere stata una cosa forte, il tutto si é svolto all´aperto, in un grande giardino circondato da bambuzeiros (piante di bambú) alti 20 metri...
Comunque in questo posto ci informiamo sulla medica che ha seguito il parto...e dopo pochi giorni siamo nel suo studio...TUTTA UN ALTRA MUSICA!

Si chiama Marilena, é piú alta di me e ha un´aria di chi ne ha viste di tutti i colori, ma nonostante tutto molto umana, molto materna, insomma un´ostetrica!
Nel suo studio non ci sono quadri, non ci sono oggetti costosi, ma almeno non ci ha prescritto ecografie ogni 5 minuti (come faceva Gabriel, che sicuramente c´ha una pasta con quelli del laboratorio che fa le ecografie...era stato infatti lui a consigliarcelo...ma lasciamo stare...), e quando le abbiamo parlato di parto attivo ci ha sorriso e ci ha detto che lei lo fa e non ci sono problemi...che donna!

AGONIA-1...

Non é facile descrivere un travaglio di parto...ma dopo tutto ció a cui ho assistito vedo le mamme con occhi diversi...ho un altra sensibilitá (oltre che un trauma!)...sono tifoso femmino-partorista...gli uomini non sanno...gli uomini non immaginano...questi occhi hanno visto cose che...mah!
Immaginate di avere un crampo alla pancia. Che si estende fino ai reni. E a tutta la zona lombare.
Immaginate che duri un minuto.
Se vi va potete digrignare i denti.
O bestemmiare.
Stritolare mani amiche.
E sono passati solo 10 secondi.
Il dolore fisico è "foda" (foder=fottere...quindi letteralmente foda=fotteria!)

E adesso ripetete l´operazione ogni 5-10 minuti...per tutta la notte...verso l´alba (se sarete ancora vivi) riuscirete anche a dormire, esausti, tra una contrazione e l´altra.

Alle 6 del mattino ci decidiamo a chiamare la medica, perché la frequenza delle contrazioni é aumentata (una ogni 4-5 minuti)...e quando Marilena arriva, un pó di paura se ne va, visita Luisa con calma e ci dice che la dilatazione é di 3 centimetri e che siamo appena all´inizio del travaglio...io penso: mio dio!...dio pensa: “Tu partorirai con dolore” credevi che fosse uno scherzo?

Comunque Marilena se ne va e ci dice di richiamarla quando le contrazioni arrivano a 2 minuti, e che adesso deve andare a casa perché c´é un altra ragazza ( che arriva dall´interno di Bahia ) che ha iniziato il travaglio di parto...noi riprendiamo in mano il cronometro...e Luisa ricomincia a stringere i denti...sono le 7 del mattino, fuori c´é il sole.

AGONIA –2...


Dolore! Dolore! E ancora dolore! Una valle di dolore! Uno soffre e gli altri guardano! La ruota gira ma si ferma sempre su Luisa! Contrazioni! Contrazioni! Chi vuole contrazioni? Tu le vuoi?? Mi dispiace sono tutte per Luisa! Aumenta l´intensitá tenetevi forte!!

In queste ore del mattino Luisa avrá fatto almeno 5 doccie calde per rilassarsi (io ne faccio la metá: 2 sul lato destro e 3 sul lato sinistro, non le mollo la mano nemmeno quando fa la cacca), la sua faccia avrá assunto tutte le sfumature espressive della sofferenza (tranne un paio che poi vi diró), la situazione si stá allegramente dirigendo verso l´insostenibilitá...considerate che nessuno ha dormito stanotte...

AH! Dimenticavo! Il vomito...cristo santo l´avevo proprio rimosso.
Il vomito (che meriterebbe un: AGONIA –3)...
Cioé come se tutto questo non bastasse Luisa é assalita da spasmi di nausea violenti e estenuanti, ogni volta che cerca di mangiare qualcosa, e comunque ogni 10 contrazioni...vomita una schiuma gialla, enormi conati, onde anomale di bile...arriveremo a nutrirla con un contagoccie di miele (che lei vomiterá)...io penso: il mio amore stá che piú male non si puó...(illuso!...si puó...Oltre Ogni Aspettativa)

Quando torna la medica di nuovo ci rilassiamo un pó tutti (inutile fare gli eroi...ecchillamaifattounparto??), Luisa le parla della nausea (le contrazioni chiaramente continuano), Marilena le risponde che la nausea é molto comune, e le fa un´iniezione antivomito...dopo 10 minuti Luisa vomita! dio pó!
Controlla la dilatazione (piccola parentesi...controllare la dilatazione significa infilare due dita nella passera, su su fino al collo dell´utero, e allargare le due dita per avere una misura della dilatazione...il tutto é invasivo e doloroso...tanto per cambiare)...siamo a 6 centimetri...

La medica ci dice che se anche l´altra partoriente ( che ancora é parcheggiata a casa sua, ma che vuole andare in ospedale) continua cosí, non sa come fará a fare tutti e due i parti...e poi se ne va...io non sono per niente tranquillo, odio non avere un piano sicuro, gli imprevisti mi mandano in paranoia!! Sono le 13 e 30...dalla strada arrivano odori di pranzo...

Poi é l´abisso...

...nel momento piú brutto le cose peggiorano: le contrazioni arrivano ad una frequenza di 2-3 minuti, molto forti, Luisa non ha piú uno straccio di forza, e la medica ci chiama per dirci che sta andando in ospedale con l´altra ragazza, e quindi di prepararci eventualmente se le cose accelerano a raggiungerla in ospedale...sconforto e raccapriccio, crisi isterica compressa, cancheri e madonne che volano nella mia mente, ma come cazzo é che adesso ci tocca di andare in ospedale! Ad un´ora da qui! Dio o Satana fulmina tutti!! Voglio la fine del mondo! Adesso! Luisa é quasi intrasportabile, non sa piú da che parte stare, e per di piú le é venuta “voglia di spingere” (nuovo sintomo simile allo stimolo della cacca, che preannuncia l´espulsione...e noi siamo senza medica!)...il mio cervello frigge! Archi voltaici si sprigionano dalle mie meningi...non resisto e dico: Andiamo in ospedale!
Telefoniamo alla medica per dirle che la stiamo raggiungendo, e lei si fa passare Luisa...parlano per un paio di minuti, la rassicura, dice di aspettare ancora, che c´é ancora tempo...aspettiamo...aspettiamo...contrazioni sdraiati sul pavimento della camera...aspettiamo...aspettiamo...contrazioni accovacciati sul materasso...poi un altra telefonata della medica...parla con Rosana e le dice che li vicino a casa nostra abita una sua amica-collega (Sonia), ci da il numero e ci dice di andarla a prendere cosí da poter stare con Luisa fino al suo arrivo...vai vai vai...veloce veloce veloce che qui le cose si mettono non so neanche dire come...non c´é fine...stó perdendo la speranza...pensavo di essere abbastanza forte ed invece non so cosa fare...se esce il bambino...cioé chiaro dobbiamo acchiapparlo...senza fargli male...senza provocare danni irreparabili al suo piccolo corpo molle...e Luisa...poi il cordone...mettiamo a bollire dell´acqua?? Meu deus...stó messo male...e Luisa?

...sfumatura espressiva di sofferenza non ancora vista –1
Luisa ha la faccia di chi si é perso. Lontana. Lo sguardo che oltrepassa la realtá. Solo gli zigomi che si alzano un pó indicano la contrazione. Non ce la fa neanche piú a soffrire. Energie terminate. Morale sotto un chilometro di piombo. A me neanche mi vede, io che la rassicuravo che andava tutto bene, e invece non va, bugiardo...senza sapere cosa fare, con questa voglia di spingere e la proibizione di farlo fino all´arrivo della medica..."MA ALLORA DEVO PARTORIRE O NO?...non so...forse moriró"

Poi arriva SuperSonia...l´amica-collega-ostetrica!! (come quando arriva Gandalf il bianco all´alba del quinto giorno...con tutta la cavalleria)...
Controllo della dilatazione...9! centimetri! Sono le 16...tra un´ora la dilatazione sará completa...siamo vicini...Luisa é ridotta un fantasma...come fará a buttare fuori il bambino??...in qualche modo fará...Sonia é eccezzionale, rassicura, rincuora, fa forza, spiega, prega, fa yoga, prega, si accovaccia con Luisa e la guarda negli occhi e le fa si con la testa...é perfetta!
La medica Marilena non si vede...

...tra poco -espressione di sofferenza non ancora vista 2-


Siamo alla ribalta...la dilatazione arriva a 10 centimetri...le contrazioni cambiano: prima erano cieche e senza sfogo, compresse nell´interno, adesso prendono una direzione precisa...quella dell´uscita!...tutto si chiarisce...Luisa si alza in piedi...nuda...in mezzo alla stanza e alle persone...espressione seria per il dolore e forte di chi ha ritrovato la strada...una guerriera...la statua della libertá col pancione...non ho idea da dove sia arrivata tanta forza...Super-Sonia-Gandalf si infila i guanti e iniziano le danze...
Luisa si mette accovacciata come par fare la pipí per terra, io la tengo da dietro (dopo mi faró aiutare da Carlos perché nelle ultime contrazioni era diventata di piombo), Sonia controlla la passera, André filma...Luisa sfrutta le contrazioni e spinge...finalmente le scappa qualche grido...incitarla é inevitabile...DAI LUISA!...STÁ ANDANDO BENE!...FORZA!...SPINGI AMOREMIO!...i famigliari invece dicono EMBORA QUERIDA!...EMPURRA!...VA DAR TUDO CERTO!...Luisa spinge e spinge e spinge...ma porca miseria non esce niente...CALMA!...tra una contraziione e l´altra ora c´é un silenzio mistico...mentre prima nell´intervallo tra due contrazioni c´era dolore (finiva una e iniziava l´altra), adesso c´é riposo...il dolore é sparito...é un minuto per prendere le forze...per pensare alla spinta successiva...per trovare la posizione piú comoda...e poi giú di nuovo...Luisa si butta giú accovacciata...io e Carlos a sorreggerla ( a fatica! )...altra contrazione...altre grida...Sonia dice FORZA! E Luisa risponde É TODA A FORÇA QUE EU TENHO!!!ARGGGGGHH!!!! e spinge...da sotto la testa del bambino spinge sul perineo...Sonia dice che é meglio tagliare un pochino per aiutare il bimbo ad uscire...Luisa dice aspetta ancora una...e infatti con una spinta del tutto simile alle altre, in un minuto uguale a quelli passati in un giorno eccetera eccetera...suo figlio mette fuori la testa...Sonia allunga le mani, stimola il perineo per farlo scivolare fuori del tutto, durante l´ultima spinta Luisa dice sorpresa(mentre le si strappano 2 cm di carne!)con gli occhi spalancati MI FA MALEEEE!!...e poi nasce. Sul materasso di casa. Gil Pimentel Zuntini.

Il popolo fa ooooooooooooohhhhhhhhhhh! E luisa fa sssshhhht!!! Bisogna fare silenzio...abbassate la lampada...
Sonia tenta di pulirlo un pó ma Luisa se lo prende, suo figlio, tutto unto e biancastro-violaceo, vivo! duro! E se lo mette sulla pancia.
Poi Gil piange. Ha freddo. Ha paura. Copritelo. Spegnete la luce. Gil si calma.
Io sono dietro a Luisa la tengo. Lei tiene Gil che ansima per l´enormitá dello sforzo.
A volte ci guarda.
Io ho pianto...inevitabile vi garantisco.
Il resto é pace.
Calma piatta.
Fine della tempesta.
Incredulitá nel vedere la faccia di una creatura che viene al mondo.
Nasce mio figlio e sento che finisce una parte di me.
Sono il padre di questo Gil...penso Uau!
E giuro che non mi viene in mente altro...
anzi si...mi viene in mente Luisa...
morta e risorta...
che roba!

Questa notte dormiremo tutti e tre nello stesso letto, di un unico sonno.Mai dormito cosí bene.

giovedì 1 aprile 2010








Numero 4.


Evocazione catartica.....Gita!

Il Brasile é 22 volte l´Italia, circa grande quanto l´europa.
Sono stato molto in giro, anche perché quando vuoi fare un giretto, va a finire che fai almeno 500 kilometri. E’ tutto enormemente grande.
Prendimo per esempio gli alberi: mangueiras (gli alberi del mango), jaqueiras (alberi che danno dei frutti ,jaca,allucinanti e buonissimi a forma di pera, peró con la buccia tipo tappetino antiscivolo a puntine e grossi come degli zainetti invicta, praticamente dei meteoriti, quando li tagli buttano fuori una resina taccolenta che si chiama “visgo” e che si toglie solo con l´olio, peró dentro ragazzi che storia: ci sono jacche “molli” e jacche “tenere”, le prime sono della consistenza del muco, non piacciono quasi a nessuno, le altre invece sembra di mordere un fungo molto sodo e il sapore é un viaggio: banana, abacaxí (ananas), e anche un pó di cacao, tutto mescolato, inutile dire che é una bomba, meglio non esagerare. E poi ancora l´albero del tamarindo (con dei frutti piccoli e acidissimi), le stesse palme da cocco (coqueiro), insomma gli alberi diventano giganteschi! Ci sono dei locali costruiti letteralmente sotto una mangueira, oppure enormi monumenti vegetali con radici che escono ovunque, grandi come palazzi. Poi gli insetti, che abbondano oltre che in dimensioni ( le blatte....gli scarafaggi sono grossi come un nokia, le cicale come un ericson, e fanno un casino tale che non ci si crede, dei veri e propri reattori da aereoplano), abbondano anche per numero, mai avuto tanti problemi con zanzare e mosche e tafani e moscerini e formiche del fuoco ( piccolissime e fetentissime, urticanti quanto le zanzare), formiche testa di forbice (grosse come mosche, velocissime e violente! Ti pungonoe scappano, e fanno un male boia, per fortuna dopo un minuto passa tutto). E´ la vita che prorompe!

SU TUTTO CIO’ CHE SERVE PER FARE UNA GITA..

Prima di una bella gita si deve per forza passare a fare la spesa. Al supermercato. Chiaramente enorme! Si prende la propria macchina, di solito utilitaria robusta (ci sono una montagna di fiat, tutte un pó diverse dalle italiane) colle sospensioni scangherate, per via delle strade, ci si infila in tangenziale e si fa lo slalom fino all´ATACADÃO (grossista).
-le strade-
Meritano una menzione speciale: sono imprevdibili, a volte a 5 corsie, a volte sterrato, a volte un misto di asfalto e argilla battuta con buche e gobbe degne di un percorso da trial ( non esagero per niente!), come la strada che ci ha portato al Parco della Chapada Diamantina. Ci abbiamo messo un´ora e mezza per fare 10 km, in mezzo ai camion (poveracci! Ce ne sono un casino e li trovi proprio dappertutto, anche nei sentieri, e portano tutte scritte di santi e di preghiere che li proteggano, e ci credo!), e poi un altro tratto di 15 kilometri in salita lungo una strada che sembrava il letto di un torrente in secca, una roba scassa sospensioni e scanna pianali, ci vuole una calma tutta sudamericana per non scoraggiarsi, e comunque si farebbe quasi prima ad andare a piedi. Comunque a parte questi casi, le buche sono imprevedibili e mai!segnalate! le puoi prendere anche ai 100 all´ora, occhi aperti! Anche perché potreste non vedere le rarissime (quasi inesistenti) segnalazioni stradali che indicano i paesi e le cittá.
Quindi, ora che siamo al supermarket si acquista praticamente ogni genere di alimentari: gamberetti secchi affumicati, caffé, frutta, verdura, carne affumicata (sotto forma di salsiccie chiamate “calabresi”),pane, burro, birra (che andrá depositata il piú presto possibile in freezer, perché qui costuma di berla ghiacciata, deve essere vicina al punto di congelamento, deve farti venir male allata degli occhi quando la mandi giù!), biscotti al cocco, altri biscotti al formaggio e tutto ció che piace.
Si completa quindi il carico della macchina che giá conteneva tende, materassini, bottiglioni da 20 litri di “agua”, facão (macete, qui ce l´hanno tutti, legato in cintura o sotto il sedile, puó sempre servire), zaini e zainetti, poi, finalmente, si parte! E abbiamo giá accumulato un ritardo pauroso, almeno mezza giornata.
Ma qui non c´é fretta, o meglio c´é una concezione diversa del tempo, dovuta al sole credo: alle 6 di mattina il sole é giá sorto da quasi due ore e scotta! Alle 6 di sera va giú di colpo e c´é buio, quindi si tende ad andare a letto prestissimo e svegliarsi all´alba, e ti trovi alle 5 del mattino che hai giá fatto colazione, inizi a caricare la macchina per partire, poi arriva un amico, poi mancano delle cose, poi sparisce una sorella, che scopri dopo un ora che era ancora a letto, insomma, difficile fare progetti con orari prestabiliti e precisi, si fa un piú o meno, e di solito va tutto bene.

Roberto Carlos Pimentel (il padre di Luisa) alla guida é ció che ci vuole, un misto di sicurezza e casualitá, perfetto per viaggiare tranquilli ma senza annoiarsi. Ci porta a destinazione senza parlare molto, e anche quando parla "eu nao entendo" le parole, apre appena la bocca e le lascia scivolare fuori, peró é molto espressivo e ride quando vede che non capisco, ci porta ad Embassaí, una localitá rurale tra il mare (oceano Atlantico) e il fiume (Rio Embassaí). Una volta ci viveva la gente che coltivava la terra, adesso ci vive la gente che probabilmente fa altri lavori e le altre case sono diventate case per le vacanze. Infatti noi siamo a casa di Sinval (il ragazzo di Luciana una sorella di Luisa, lui é insegnante di storia e sociologia, é piccolo, di pelle bianca, pelosetto e quando parla non lo capisco peró é ospitale e simpatico, oltre al fatto che mi adora perché pensa che io sia comunista…pensate che mi parla di Gramsci!) che ci abitava coi suoi genitori tanto tempo fa, prima di trasferirsi a Salvador.
Va a finire (come é logico da queste parti) che ci ritroviamo in tantissimi: zii, nonne, nipoti, sorelle e morosi, italiani in gita ( Romina e Carmelo, i due Italiani che ho conosciuto a Tortona, molto amici di Luisa e adesso anche miei, di ritorno da un giro nell´interno, a Belem, quasi all´inizio dell´amazzonia, poi a sud, quasi fino in argentina, a Iguaçú, dove carmelo s´é beccato due morsi di “raia” (razza) sul piede, e dovrá prendere antibiotici per almeno due settimane, brutta infezione).
Si fará il bagno nel fiume, mentre alcune ragazze lavano i panni, e i figli nudi giocano in acqua (noi le guardiamo curiosi, loro pure, soprattutto me e Romina, siamo stranieri, é evidente!), alla sera mangeremo tutti insieme (miracoli che si fanno con un pó di piatti e qualche posata, da queste parti si riesce a moltiplicarle, ci si accomoda per mangiare dove capita perché non é che ci sia un posto proprio per ogniuno, ci si arrangia benissimo, la gente é pratica e al tempo stesso molto civile, con senso della misura nel cercar di stare bene), mangeremo e poi andremo a dormire un pó scaglionati, anche qui come capita, chi su un materasso gonfiabile, chi nelle amaca (comodissima, non credevo fosse cosí, é forse meglio di un letto), chi in tenda (per via delle zanzare, che lavoro!)
Durante un giro nel paese di Embassaí, dopo aver dormito poco, mi sento un turista, anche se porto solo il costume e le infradito havaninas, devo avere qualcosa nell´andatura, nello sguardo, ancora non capisco. Vedo persone che si costruiscono la casa, anche se é domenica, non c´é molta differenza tra i giorni della settimana se non hai un lavoro fisso, ragazzi che ballano, bambini che giocano in via, vecchi che siedono sulla porta di casa. Sento un´intimitá con loro, sono persone semplici, mi guardano e ridono.
Nella famiglia Pimentel (ma in generale un pó ovunque) ci si chiama con appellativi dolcissimi: minha mae, meu pai, minha filha, meu amor, menina “bambina”, minha linda..., sembrano incapaci di incazzarsi sul serio. Quando iniziano a parlarti sembra che ti abbiano giá perdonato tutto. Hanno questo modo eccezzionale di stare insieme, mai visto prima. Parlano mentre aspettano il pranzo, si ritrovano tutti sull´amaca, scherzano, ridono e a volte qualcuno piange, perché é icinta per esempio…ed io che non sono abituato ad esprimere i miei sentimenti (sono emiliano io!) stò da una parte e li guardo…preoccupato che i ganci dell’ amaca non reggano.

E ADESSO L´AVVENTURA!

Si chiama cajú. Sembra un peperone, ce ne sono di gialli e di rossi, colore intenso, profumo fragarante e dolcissimo, crescono su alberi simili ai nostri albicocchi, da provare mi dicono, e infatti me ne mangio uno, sugosissimo, un pó tannico…molto tannico…troppo tannico! Decido che non mi piace, o meglio il succo con addizione di una mestolata di zucchero è affrontabile, ma il frutto cosí com´é...ma non finisce qui: il cajù in realtà (per la botanica) è il picciolo di un altro frutto, mi informo...castanha verde, cioé anacardo crudo...ma va?...pensa te come son fatti gli anacardi! Si cuoce e si mangia mi dicono....interessante. Giocherello un pó con questa castanha verde tra le mani, sembra un fagiolo gigante, e poi, istintivamente (pensando alle castagne italiane) la mordo! con forza!...é fatale!
L´impressione é quella della colla, l´effetto é quello dell´acido da batteria, involontariamente mando anche un pó giú. Ustionante! Lavo velocemente lingua e labbra, faccio violenti gargarismi, ma non sembra che sta roba vada via facilmente. Ho mezza bocca e mezza lingua bianca, sono costretto a strofinare prima colle unghie, e poi con uno spazzolino. Ormai il danno é fatto. Chiedo informazioni a Luisa “..Uuisa…che catto è ta Ooba?” lei inizia a ridere, ma vedo che anche un pó preoccupata perché mi chiede se ho mandato giú, se mi sono lavato bene, se mi brucia!
Dpo aver constatato che sono un pó bruciacchiato, che non corro rischi e che sono un coglione, Luisa comincia a raccontare il mio caso a tutti (obrigado meu amor!).
Tutti ridono e vogliono vedermi, vogliono vedere “O gringo que comeu a castanha verde de cajù ah! ah! ah! “ (pronuncia “castagna vergi gi cajú ah!ah!ah!”).
Io mi sento giustamente un ritardato e berró acqua per il resto della giornata.
Le mie labbra cambieranno la pelle, mi informeranno che dentro al seme dell´anacardo c´é una resina acidissima, infiammabile, usata dai carcerati-punk-favelari-irresponsabili-annusatoridicolla per farsi i tatuaggi in casa!...resina “do diabo!” che si elimina con la cottura.
Mi faranno anche l´onore di cucinare una padella intera di castanha tostata al momento in giardino… cotta è tutta un altra storia.

mercoledì 31 marzo 2010

Numero 3.



Pre-ambolo...
Mi alzo verso le 6,30...oggi c´é il sole...fico!...era da un pó che pioveva...sono entrato nella decade costruttiva e matura della 30ana da alcuni giorni...Luisa si é giá alzata (sicuramente a friggere uova e tagliare panini)...scendo anche io...piano se no cado (dormiamo ancora al 2 piano,in mansarda, ma presto dovremmo cambiare perché Luisa non puó continuare a fare sta´ scala da pompiere tutti i giorni...e io rischio piú di lei)...infatti scivolo di un gradino!..que susto!...che paura!...arrivo quindi al 1 piano perfettam. sveglio...un´odore come di cocó (cacca) mi annuncia che qui nessuno soffre di stitichezza...continuo a scendere fino al pian terreno...la puzza é fortissima...non sará che qualcuno s´é cagato sotto?...esco in giardino e tutto mi si chiarisce...
Carlos!
Roberto!
Pimentel!
Ovvero l´uomo che risolve i problemi...ha aperto l´esgoto (la fossa biologica)...per sturarla credo...é piena...immaginate anche voi di cosa...Luisa mi rassicura che il papá la chiuderá stasera quando torna dal lavoro...meglio fare colazione in camera penso...
De-ambulo...
Camminando per le strade di Salvador, ovviam. de Bahia, mi sento un pó strano, accuso sintomi tipo influenza: sudore...brividini...stomaco in subbuglio e testa che gongola in una realtá parallela molto vicina (non piú di 50 centimetri, meglio infatti parlare di realtá sfasata)...comunque é un tripudio di cose che accadono e mi investono, in pieno stile brasiliano...adesso spiego...
Cari amici non avete idea di cosa voglia dire passeggiare (trascinati da una fidanzata nativa e gravida di mesi 7, in piena fase “...ci stiamo dimenticando qualcosa di assolut.indispens. per nostro figlio...”), dicevo attraversare la stazione Lapa, fino all´avenida 7 non é cosa per stomaci deboli o comunque torppo pieni (devo spalmare meno burro su quel panazzo bianco che troppo eufemisticamente chiamano pãozinho...indigeribile...pensate che di farina di grano ce n´é un 70 %, il resto sono super lieviti, antimuffe al cherosene, sbiancanti, profumanti, doranti e croccanti chimici...), rimango quindi con lo sguardo vigile sul terreno, per evitare di pestare l´imprevedibile.
la pioggia (apro e chiudo)....
Infatti ha piovuto per dias 7 ininterrott. e Salvador é certo pais tropical, ma abituato al sole del nord-est, implacabile, con piogge passeggere per un paio di mesi l´anno, verso sera, tipo rinfrescatina...non é preparato ad un diluvio di una settimana sem parar e sem guardachuva (“senza fermarsi e senza ombrello”), la cittá ha collassato: avenide come fiumi, strade di quartiere come torrenti, e le discese ripide delle favelas come cachoeiras (“cascate”!! proprio come fanno le case senza fondamenta dei piú irresponsabili: i poveri....ho visto un programma in tiví dove un tipo dalla mente oscurata si domandavo del come una persona “responsabile” potesse vivere, con la famiglia chiaram. numerosissima, in una casa costruita con una carriola di cemento-misto-sabbione, in zone del tutto franabili e senza il decoder...).
Comunque le polemiche sono le uniche cose che non ti ritrovi per terra dopo tutta questa pioggia, quindi occhio a dove mettiamo i piedi, mentre Luisa mi tira la mano (per giungere in feretta al “Paraiso do nené”, che in realtá é il paraiso da mulher gravida, e il purgatorio dei mariti tirchi...solo ora capisco l´importanza di un affare commerciale come quello del pre-post-natal, milioni!!), lei cresciuta su queste strade, impresse nel DNA fino all´ultima buca...l´unica che riesco a schivare IO, che invece il dna ce l´ho piatto e liscio, tipo PianuraPadana, e schiaccio un pó di tutto con le mie havaianas (seconda generazione...infatti il primo paio comprato all´arrivo si sono definitivam. disintegrate sulle spiagge di Imbassaí, il venerdí di pasqua...e dato che domenica non erano ancora resuscitate, me ne son comprato un paio blú con bandierina...gostei demais).
...cos´é lo stile Brasileiro?
Tanto ricercato in queste ultime estati modaiole-rivieratiche-italiote, tanto desiderato dai giovani partenopei in trip calcistico, cosí mal emulato dai bianconi nelle scuole di samba da Milano a Reggio Cal...qual´é questa essenza brasiliana che ci fa sognare? (non parlo dei turisti stranieri con piselli che varcano la frontiera 13 cm prima di loro. LORO l´odore che li fa sognare lo conoscono benissimo: mulatta, possibilmente sotto i 16 anni, regolarmente sotto di loro) dicevo...cos´é?
Non si puó rispondere senza sudare...primo ingrediente fondamentale...qui sudano tutti, unico rimedio che in 40 mila anni di evoluzione ha raggiunto il corpo umano per diminuire la temperatura...erano meglio due ventilatori sotto le ascelle, ma i geni sanno quel che fanno, quindi penso che sudare ha il suo fascino (non sto a spiegare ma é cosí)...
Poi c´é l´odore di dendé (questo solo qui a Bahia, ma in generale il cibo di strada), ci sono bahine che friggono nei luoghi piú impensati, prima o poi giro l´angolo finisco in un calderone di olio caldo, tipo acarajé...
...funamboli e ambulanti...
Non so da dove cominciare...si farebbe prima a nominare le cose che non vendono per strada...e che comunque vendono nei negozi ai lati della strada...caos totale, anarchia sanitaria e fiscale, un vero mercato-globale.
Ci sono quelli che vendono le caramelle, di solito su banchi di legno (caramelle fatte di zucchero di canna rapadura, o di cocco, o di eccetera), oppure se sono giovani e freelance, riempiono secchielli di plastica di caramelle e chewingoom di plastica e assaltano quelli che fanno la fila agli autobus...e poi ci sono quelli con l´acqua (ovviamente gelata, qui non esiste altra temperatura per consumare le bevande)...altri che vendono il cocco (gelado, se no te lo bevi te)...quelli coi cariolini di pannocchie lessate (su cui spalmano margarina salata)...quelli ai semafori con strani dolci a forma di pergamena arrotolata...quelli ai semafori con gli stracci da pavimento...quelli ai semafori colle caramelle (facciamo cosí: ai semafori la gamma di articoli venduta na rua é riproposta tutta, ma in scala ridotta)...e ancora quelli piú attrezzati che vendono vestiti (coi loro campionarii da asporto)...bancarelle di ogni genere di finto artigianato locale e di finto industriale straniero...collane, cappelli, parrucche, capelli, peli, animaletti e insetti, frutta, carte telefoniche, custodie di cellulari, antenne per la tiví..e via cosí....
Oltre tutto questo facciamo attenzione a non sbattere su qualche commesso di negozio, che aggancia il cliente mentre ancora passeggia in strada, gli ficca un biglietto col proprio nome in mano e ammicca amichevole...oppure a non investire qualche carretto che vende sorvete, col venditore che ti dice “sorvete um real um real um real” e ammicca, o ancora altri venditori di orologi che ti chiedono l´ora e poi ti dicono “compra aqui, um real um real um real”...insomma quasi tutto costa 1 real, per strada, e quasi tutti i venditori ammiccano e ci provano, ma basta fare lo sguardo cattivo e fare BUH! che si spaventano e fanno due passi indietro...sono brasiliani...sono buoni...
Variabili, conclusioni ed incognite...
Ora provate a camminare in questo marasma, senza perdere d´occhio: il vostro scopo (non pestare cose immorali), facce losche che mi puntano il portafogli che porto a tracolla (stile turista) e immaginano il rotolino di banconote che porto nelle mutande (stile turista preoccupato), le case e i palazzi (che son sempre attratt. e architett. ecc.ecc.), i sederi delle ragazze (senza farsi cappellare da Luisa, che continua a trascinarmi, stavolta per tornare indietro, con tutte le spese nelle sporte), oltre che “ho sete”, “ho fame”, “facciamo tardi”, corri qui, scarta la, incomincia a piovere e si torna in tram
sul tram ci vuole un capitolo a parte...
é giá stivato patocco quando parte dalla stazione...poi continua a salire gente, ogni fermata, tutte le fermate...
Luisa si piazza giustamente nel posticino davanti per le donne gravide, poi ci sono i posti per portat. di handicap, poi per gli anziani, e quindi siamo giá a metá bus, una manciata di donne con bambino e tutti gli altri in piedi...tenetevi forte...partiti!
Io mi attacco nei punti piú alti, ho una bella presa forte, ma va a finire che anche io come tutti ondeggio e mi struscio su sconosciuti...l´autista ha nel portafogli la fotina di Airton Senna...pesta, scala, scarta e inchioda! Uau! Che pazzo!
Un omino piccolino si é piazzato edi fianco a me (concetto di di-fianco é estend. all´infinito: confino con almeno 10 persone diverse) o meglio si é piazzato sotto la mia ascella...si fa tutto il viaggio in punta di piedi per attaccarsi al piolo...
Ora siamo talmente stretti che ogni volta che sale qualcuno é come uno stupro, spingi, tira, scanchera, pesta e strofina...quando qualcuno scende, invece, é come partorire...
Io faccio quel che posso, e non potendomi smaterializzare, quando qualcuno deve passare appoggio il pacco sul gomito della signora seduta sotto di me, che fa finta di dormire...
Quindi caldo e sudore e odori di refettorio delle suore, la gente cerca rifugio nel sogno e chiude gli occhi...
Per fortuna io e Luisa scendiamo subito...lei ringrazia l´autista (strana usanza, forse perché é ancora viva)...io ringrazio la signora che finge di dormire...
Ecco!
Pensate a tutto questo...pensateci bene e sarete Turisti...lavorandoci un pó arriverete a sembrare semplici Stranieri, se vi va bene...ma il vero brasiliano tutte queste cose ce le ha dentro...tutto normale...assimilate e digerite...é una vita che ci si arrangia a campá...e se hai ancora tutte e due le gambe ti rimane anche il tempo per fare due palleggi e fischiare alla bunda (culo) della moça (ragazza) che attarversa la rua...
Adesso vado perché Marcus Paulo (che ultimamente é diventato un pó rompiballe) piange di brutto: non ha ancora le gambe per “saltar le fosse per la lunga” e infatti con un salto troppo corto é finito nell´esgoto!!...la prossima volta quindi vi parlo di immersioni senza maschera...
Numero 2.


Oh! Finalmente ci sono. In Brasile. Ho viaggiato per quasi due giorni, con tutti i mezzi, aerei, treni, pulman e pulmini, vicino a persone mai conosciute,e adesso mi godo l´ultimo viaggio, sulla volkswagen GOL (che da noi non c´é), abbracciato a Luisa, attraverso la periferia di Salvador de Bahia, mentre sua madre (alla guida) e sua sorella ( Luciana, la piú piccola, bellissima e un pó selvatica, alla quale Luisa ha da poco “ritirato la patente”! poi vi diró) ogni tanto ci guardano compassionevoli.

Sono perfettamente dove dovrei stare, e mi sento proprio come dovrei essere!

Fuori piove ma c´é comunque caldo e traffico. Quasi nessuno ha l´ombrello, stanno tutti coi pantaloncini, la canottiera e le infradito “havaianas” (un vero e proprio plebiscito...ce le hanno tutti e ci vanno dappertutto, sono state la prima cosa che ho comperato, per 5 Reai$, l´equivalente di 1,5 Euro...in Italia le stesse ciabattine costano dai 15 ai 30 Euro, da noi sono di moda!), ci sono quasi solo utilitarie per strada, molti taxi e onibus (tutti guidati da criminali patentati, sul serio).
Non mi rendo bene conto delle case e dei palazzi, per lo piú costruzioni grezze mai definitivamente completate, una sull´altra, tutto molto caotico, mentre smette di piovere e poi ricomincia, sento la puzza dei diesel e di umido, ma poi usciamo dalla tangenziale e svoltiamo verso il quartiere di Piatâ.
Qui sono quasi tutte case a due piani, recintate e senza nessuna comunanza di colori e stili e dimensioni. Solo le palme di cocco sono le stesse (ce n´é ovunque, sono le stesse che disegnavo da bambino, ma ci sono molti piú frutti, non solo tre), non ci sono cartelloni pubblicitari sui muri, pochissime scritte ( panificadora, salaõ de beleza, bar lanchonete, market pague menos), la strada é un disastro di buche, asfalto, sterrato argilloso, sabbia e sassi. Poi ci fermiamo dentro un cortiletto. Casa.
Entriamo con tutti i bagagli, mi rendo conto di essere troppo vestito e troppo pallido, devo sembrare un pó sfigato. Mi accolgono con naturalezza, senza enfasi, tutto é normale, io sono imbarazzato e non conosco una parola di brasiliano.
Bacio la nonna (Elisete, che si pronuncia “eliseci”, ma nessuno la chiama cosí, ha mille soprannomi: meavó, lilí, deusdeci e altri ancora), poi bacio le sorelle Silvia (che é giá la mia preferita, bella e cicciarda, lei studia alimentazione all´universitá, non ha il fidanzato ma frequenta il suo ex che si chiama Cristiano fa l´avvocato ed é un gigante), e ancora un’altra sorella, Luciana (l´unica con gli occhiali, viso molto fine, la piú chiara di pelle, color beige, color the, sembra una professoressa, studia medicina, scandisce benissimo le parole ed é sempre calma). Finite le sorelle ci sono amiche (Denise e Paolinha), zii (Rita e Daví), nipotini (André e MarcusPaulo).

Sulla fortuna mia e di Marcus Paulo....

Cosa mi rende simile ad un bimbo brasiliano di quasi 2 anni che gira nudo per casa?
Tutti e due non ce la caviamo bene col portoghese (lui é un pó piú bravo perché comunque lo capisce) e siamo in assoluto gli ultimi arrivi della casa, le ultime novitá!
Quindi trattamento speciale: baci e carezze per lui, gentilezze e sorrisi per me, posti d´onore a tavola, esenzione da qualunque lavoro, curiositá per tutto ció che abbiamo da dire, insomma attenzioni e occhi di riguardo.
Mi rendo conto di ció sdraiato sulla amaca con Luisa, dopo aver mangiato riso, fagioli e frutta. Con la brezza marina sulla pelle, mentre il resto della famiglia é intenta a fare cose (chi legge, chi scrive col computer, chi lava i piatti, chi parla al telefono e chi guarda la tivú), e ogni tanto mi danno un´occhiata per vedere come sto. Direi che sto bene!



Numero 1.



“...il cammino é appena cominciato che il viaggio é giá finito...”

bella frase...ma non l´ho capita molto bene, e comunque chi l´ha scritta non ha mai viaggiato da Modena a Salvador Bahia in classe economica.

“...ma cosa vuoi che siano un paio di giorni di viaggio, in fondo non hai un lavoro, le tue prospettive per il futuro sono casuali...bhé...allora metti la testa al fresco e goditi!!”

Allora godiamolo insieme questo viaggio di seconda classe!!

“...devi iniziare a mangiare integrale...” sono state le ultime parole dette a mia madre, mentra si teneva la pancia, coliche? Non lo so ma io ho le mie idee...

“ Ciao papá adesso io vado...” “ ciao...oh mi raccomando eh?...” niente lacrime in stazione mentre saluto mio padre, solo qualche stretta di mano in piú ( due Zuntini che si salutano non piangono!).

Appena salito sul treno ( non faccio neanche in tempo a sedermi) che giá mi scontro con un lavoratore di Trenitalia che si incaglia col cariolino delle schifezze ( caffé sciacquati, merendine e pringles) sulle mie enormi borse parcheggiate in corridoio (per mancanza di spazio in cabina).

Ora, io rispetto tutti, ma se uno ti offende le valigie in napoletano stretto, bhe, mi sono incazzato e gli ho detto di cambiare lavoro (da giorni mi nutro solo di pappa reale e peperoncino, non temo nessuno! e poi gli faccio un favore).
La donna infreddolita e l'uomo iperteso, miei compagni di cabina nonchè possessori di bagagli ingombrantissimi (alcuni anche legati collo spago)...mi trasmettono solidarietà.

Il treno ci porta tutti. Tutti a Milano. Senza intoppi.

Pesco un biglietto per il Pulman che va alla Malpensa (ne partono talmente tanti che metá bastano).

Arrivo alla Malpensa e mi sovvien l´eterno...

penso che stó partendo...penso all´infinito...al cielo...penso alla dolcezza di un naufrago che approda su un isola tropicale...alla tristezza del “lasciare qui tutto il resto”...penso un pó a vanvera...penso a come si fa a fare l´amore con una donna incinta...penso che i pulloni che circolano per la malpensa fanno ridere i polli (madóóóó!!...neanche un adolescente in pieno trip macho-rambista si concia cosí)...penso alle hostess...ai piloti che suscitano sempre rispetto, con quei cappelloni bianchi e la divisa blu colle striscie oro...alle donne delle pulizie...alle bariste...al tramonto...penso..penso...penso che non mi passa un cazzo! Sono solo le 15,30 e l´aereo parte alle 17,40, e il check-inn l´ho gia fatto da mezz´ora. Quindi passiamo al decollo.

Il boing BritishAirways stacca da terra ai 300 all´ora e giá ti servono la cena ( NON MANGIATE QUELLA ROBA!). Non viaggio molto, il decollo é sempre una figata. Ma giá é ora di atterrare a Londra. Mai stato a Londra!

L´aereoporto di Londra é grandissimo e pienissimo di dutyfree...sembra di stare al grand´Emilia...ma piú grande...é na roba esagerata.
Ma tutta stá roba costa cifre immorali: paglie a 5 o 6 sterline a pacchetto (7-8 euro). Sono felice di ripartire. Compro due mele a un euro l´una e mi imbarco sull´aereo per Saõ Paulo.

Tutto bene. Documenti okkei. Sono preparatissimo!

Mi piazzo nel mio posto, il 37 B, sopra l´ala, tra il 37 A e il 37 C.
I miei compagni di viaggio non ci sono ancora e cosí provo ad indovinarli nelle facce di chi col bagaglio in mano cammina per il corridoio.
É importante che siano persone gradevoli perché il viaggio é lungo, stare cosí vicino a sconosciuti per piú di 11 ore é na roba pesante.

Infatti...

Alla mia destra si piazza un nazista trapiantato a São Paulo, dove si nutre di bambini analfabeti e spara ai passanti (o almeno cosí credo che mi abbia detto nei suoi sproloqui in inglese-tedesco, cioé far finta di dormire non contava, quello continuava, mah! ).
Alla mia sinistra invece un inglese, composto, poco incline al dialogo, ma grandissimo scorreggione e comunque maialissimo nei modi (mangiava tutto colle mani, anche il puré, poi ha passato il viaggio a sbevazzare coca&wiskey e a digerire ).

Il viaggio ve lo risparmio, anche perché io l´ho rimosso. Rimane solo un ricordo opaco e allucinato di stewart finocchi che servivano robe indicibilmente schifose, di male alle gambe, di sbirciatine alla mappa elettronica per vedere a che punto é il volo e i film in lingua originale ( I diari della motocicletta in spagnolo con sottotitoli in inglese).
Poi!
Arrivo!
São Paulo!
Brasile!

Si respira un altra aria, calda e umida nonostante l´ora presta (sono appena le sette ma il sole é giá caldo e luminoso), la gente é brasiliana, ti trattano con gentilezza, controllano il passaporto, e mi dicono che il mio biglietto prenotato c´é, e che non devo fare altro che procedere all´imbarco dei bagagli, il tempo di un caffé e sono giá pronto per prendere il volo per Salvador de Bahia.
Infatti lo prendo e mi godo fremente le ultime due ore, ansiose, e vedo la cittá e la baia de todos os santos, sotto di me, il mare, la pista d´atterraggio...

Poi non ricordo bene, aspettare i bagagli e uscire dal portone degli “arrivati” con 30 kg di valige addosso, sudori freddi e uno stato di pre-shock tipo esame...

Sulla scoperta della gravidanza,
lacrime e paranoie, e poi sulla lontananza...

I primi sudori freddi li ebbi domenica 19 Settembre 2004, mentre con passo affrettato mi recavo in farmacia, a Tortona, da solo, per comprare un test di gravidanza
“ ...ma no dai sono solo due giorni di ritardo...figurati...ci siamo stati attenti ( e intanto lei aveva gli occhi rossi )”.
Passando sotto i portici mi rendevo conto che non eravamo stati poi cosí attenti, attraversavo il centro di Tortona era tutto un movimento di giovani coppie+bebé, crepitio di passeggini, sfilate di vestitini, occhiaie da dormito poco e male.

Paranoia, alienazione e slalom tra la gente.

Una linea...negativo, due linee...positivo, anche se la seconda linea é appena visibile, sicuro al 99%, anche tre giorni prima delle presunte mestruazioni...

Un test positivo di gravidanza, appoggiato sul bordo del bidé, una giovane coppia sdraiata sul letto.
Lei piange a singhiozzi, disperata! (Visioni allucinanti di vite spezzate e delusioni, le ultime parole di sua madre prima di tornare in Brasile “...usate il preservativo...”).
Lui che la consola come puó, irresponsabile, menefreghista, per niente preoccupato, anzi...felice! come si puó essere tristi?? ( la cosa é al di fuori della comprensione, non si fanno valutazioni, si é felici e basta, come per natale, come per il proprio compleanno, perché tutti siamo nati per errore, anche Gesú non se l´aspettava nessuno).

E poi la lontananza, oltre un mese e mezzo, lei in Brasile dalla Famiglia - coccolata e amata da padre, madre, nonna e sorelle (quante sorelle!) e poi cugine e zii e nipoti, perché é rimasta piú di un anno fuori di casa, in un altro stato, in un latro continente, e tutto era iniziato come un viaggetto di qualche mese, e ora il suo paese la rivuole - mentre lui a Castelfranco Emilia, organizzando cose, salutando persone, cambiando un pó di prospettive, rassicurando madri e padri e sorelle e generi, diventando zii per la seconda volta, accudendo padri post-operati e madri pre-occupate.

Un mese e mezzo lunghissimo, pensando a lei, cosí tanto da non riuscire piú a ricordarla bene, come se anche la mente e la fantasia sbiadissero a forza di ripassare immagini e suoni...

Quindi capítemi se, quando l´ho vista all´aereoporto di Salvador Bahia, coi capelli bagnati, un pó piú magra, e un pó commossa, bhé quando l´ho vista non sono riuscito a esprimere tutto questo con un abbraccio e un bacio e una frase.
Ci vorrá molto di piú, ma almeno il pensiero ossessivo che mi abitava svaní in un momento. L´avevo ritrovata e non soffrivo piú.
“....il cammino é appena cominciato che il viaggio é giá finito....”