lunedì 18 luglio 2011

Poveri noi


In veritá volevo scrivere un post sui poveri brasiliani, che sono molti e alla fine mi sembrano avere una stretta relazione con la felicitá di questo popolo. Oltre al clima e alla caipirinha (i culi non li posso dire perché sono felicemente sposato)
Poi peró ho letto un articolo (che non riesco a linkare perché sono fesso, ma se avete molta voglia di leggere dei numeri copiaincollate http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_economia/07/15/visualizza_new.html_785897838.html), dicevo ho letto un'articolo dell'ANSA che dice che gli Italiani stanno diventando sempre piú poveri.
Allora ho avuto una idea.
Potrei creare una ONG per aiutare i Modenesi dal Brasile.
Quindi se avete bisogno di hawaianas, amache e cose cosí ditemelo che ad Agosto ve le porto.
Ora devo trovare il nome della mia ONG. Qualcosa di emozionante.

P.S. Casomai se gli Italiani diventano piú poveri diventano anche piú felici.

Gioco di parole

Oggi mentre pulivo i tavoli esterni della pizzeria, si é avvicinata una tipa bassina e mi ha smollato un volantino.
Una di quelle robe di chiesa.
Poi mi ha chiesto Vocé é catolico? (tu sei cattolico?)
Io ho fatto finta di pensare e ho risposto Eu sou atéo! (Io sono ateo)
E lei atéo...atóa! atéo...atóa! (ateo...alla cazzo, ateo...alla cazzo) ridendomi in faccia. Quindi si é allontanata.
Non só perché ma mi son sentito un coglione.

giovedì 14 luglio 2011

Morire in piedi.

Oggi ho imparato un nuovo modo di dire. Nuovo per me, perchè i brasiliani devono usarlo da molto tempo.
L'ho sentita al mercato, da un tipo che sembrava poverissimo che parlava di un altro tipo probabilmente piú povero di lui: "Aquele cara é tão pobre que não tem onde cair morto".
Letteralmente: Quel tizio é cosí povero che non ha dove cadere morto.

Abuso di amicizia


Come quella volta che stavamo andando a giocare a calcetto.
Io e Sinval. Mio cognato ipocondriaco.
Il Delegado era il nostro portiere volante: un poliziotto cosí pauroso, timido e bloccato che una volta, allo stadio, col timore di usare il proprio distintivo per parcheggiare nei posti riservati alle forze dell'ordine, preferí beccarsi (e pagare!) una multa per divieto di sosta. Un fantozzi con la divisa. Per cose come queste si era guadagnato l'ironico soprannome di Delegado (che qui é l'equivalente del questore in Italia).
Per via del nostro ritardo Sinval guidava come un'ipocondriaco paranoico in ritardo, e cioé molto male, ma senza migliorare il nostro ritardo, a 20 km/h, finendo cosí, cosa che lui negherá sempre, per tagliare la strada ad una moto con due uomini.
Ora, per capire lo stato di panico di Sinval dovete sapere che a Salvador tutti i giorni si sentono storie di morti-assaltati da motociclisti-banditi, che la moto si piazzó al nostro lato e che per farci segno di fermarci, quello caricato, cominció a battere la mano sul cofano.
Sinval entró in un loop di "meu deus", ma in realtá voleva dire "é giunta la mia ora", e fermó la macchina. Da non credere!
In pochi minuti ci fu tutto chiaro: il furbone della moto voleva farsi pagare una delle frecce, rotta chissá quando.
Sinval, tremante, aveva giá tirato fuori la pompetta per l'asma e il portafogli.
In quel momento decisi di fare una di quelle cose che odio fare: usare le mie amicizie.
Presi il cellulare e dissi con voce risoluta "Sinval, stai calmo, adesso chiamo il Delegado!"
I due sparirono facendo Vrom!Vroooooooom!
Solo dopo un minuto abbiamo capito l'abuso di malinteso che avevo commesso.

lunedì 11 luglio 2011

Verde limone


Ecco, dopo quasi 7 anni in Brasile, ho praticamente perso anche l'ultimo accento da gringo.
Quando scoprono che sono italiano fanno OOooh.
Mi sono addirittura abituato ad usare aggettivi controversi come verde limone, e sostituire gli sbagliatissimi piú grande e piú piccolo per i giustissimi maggiore e minore.
Poi, ieri, nel videonoleggio, una ragazzina chiede al videonoleggiatore se ha la copia di Citanicchi 2
Cosí, dopo un lungo minuto riflessivo, faccio due scoperte.
Una é che continuo ad essere un gringo coi riflessi linguistici italiani.
L'altra é che qualcuno ha avuto il coraggio di girare Titanic 2.

sabato 9 luglio 2011

Figa di legno e banana di terra.




Tra le cose da non fare in Brasile ce n'é una difficilissima. Soffiarsi il naso.
Perché qui, almeno pubblicamente, tutti tirano su col naso.
Ricordo la prima volta che l'ho notato. Fu quando conobbi la sorella minore di mia moglie. Una ragazza fine e delicata, che dopo aver stretto la mia mano e detto "muito prazer" s'é inspirata una scatarrata di quelle che lasciano i segni dal setto nasale fino in gola. Rinite allerica. Poverina.
La conferma di tale differenza nella gestione del moccio (o moccolo, o candela) l'ho avuta durante un pranzo coi nonni di Luisa. Nel pieno di un attacco di allergia. Mi sono soffiato il naso dall'antipasto al dolce, tra le occhiate sofferenti e imbarazzate (che io confondevo con pena e solidarietá) dei commensali.
Penandoci su, entrambi i metodi sono depolorevoli. La scelta é tra inghiottire la secrezione nasale oppure avvolgerla in un fazzoletto e mettersela in tasca.

Poi ci sono le banane. Ne conosco almeno 7 tipi. Ma l'unica che si mangia solo cotta é la banana terra. Buona bollita, ottima fritta con zucchero e cannella. E' grande e leggermente piú squadrata, la polpa é gialla, ma tutto sommato é molto simile alle altre banane. Nonostante ció, peró, solo un "gringo" potrebbe confonderle.
Mi é successo giá un paio di volte di vedere stranieri al mercato comprarne una dozzina, sbucciarne una, e, senza farsi intimidire dal colore giallo della polpa, morderla con desiderio davanti alle facce incredule degli altri clienti, quindi masticare tre volte e fare la faccia di chi non ha gradito la sorpresa. Poi tutte le volte sputano. Mentre i clienti ridono. Il sapore é tra la banana acerba e la patata cruda.

Poi c'é un folsfriend molto divertente. FIGA.
Qui é il nome usato per un amuleto a forma di pugno col pollice che spunta tra indice e medio (tipo quando rubi il naso ai bimbi piccoli).
Questo portafortuna (usatissimo nel nord-est) puó essere di vari materiali, ma il piú usato é il legno. Quindi é normale entare in un negozio e chiedere una "figa di legno".
Ho indagato ed in effetti prende origine da una raffigurazione dei genitali femminili (simbolo di fertilitá), solo che quasi nessuno lo sa, e comunque nessuno userebbe questa parola per dire figa (quella in carne e carne). Da qui arriviamo alla parola che i brasiliani usano per dire figa: tcheca (pronuncia ceca, stessissima parola usata per "Republica Tcheca". Potete immaginare le grasse risate quando dico che ho un'amica Tcheca.

giovedì 7 luglio 2011

Le apparenze ingannano





Penso che poi, in fondo, il vero motivo per cui finisco sempre per aprire un locale dove si mangia, non é tanto perché mi piace cucinare e mangiare, é piú l'interesse per la gente e le loro storie.
Domenica per esempio un turista carioca (ovvero abitatore di Rio de Janeiro) ha raccontato un'aneddoto degno di un corto.

Stava attraversando una fase di fede profonda: era entrato da poche settimane nel giro degli evangelici. Che io poi non so le differenze con le altri correnti cristiane, e non mi va di guardare su wiki, peró so che gli evangelici brasiliani si imparano un sacco di passaggi della bibbia a memoria (tipo Samuel L. Jackson in Pulp fiction, ma senza pistola) e tirano in ballo Dio e Gesú perfino quando ordinano la pizza. E' una missione. Non sto' a dire quanto mi fanno venire il nervoso.
Comunque il mio cliente ex-evangelico narratore stava nel pieno della sua missione sulla metropolitana, in quell'ora che il popolo torna a casa dal lavoro stanco morto. Dopo una rapida occhiata, si piazza di fianco a uno con la faccia di chi vuole essere salvato e comincia il sermone.
Aveva giá citato i passaggi preferiti del suo repertorio e lo stava invitando ad andare in chiesa la domenica seguente (che é poi il gran finale), quando, quello con la faccia di uno che vuole essere salvato si alza e tira fuori una pistola, e annuncia ai passeggeri che "State tutti buoni, questa é una rapina!".
Quindi svuota tasche e borse e zainetti di tutti, tranne quelle del nostro incredulo predicatore. E, quando il treno si ferma, prima di scappare, lo saluta con un "Grazie fratello!" e gli fa il pollice alla Fonzie.
Difficile é stato spiegare alle incazzatissime vittime del vagone che non era un complice, e che il ladro nemmeno lo conosceva.

mercoledì 6 luglio 2011

FURIA NEGRA 2

Non seguirmi! Mi sono perso!



Quebra molas...rompi molle (dosso!)





F1000 in ottimo stato



Mi rifaccio vivo.
Dopo anni.
E con un miglior uso della punteggiatura: non uso più i puntini di sospensione come se stessi seminando.
Per questo ringrazio un bloggatore e scienziato,elettronico e professore, meritevolisimo, puntiglioso e antipatico che a me ricorda il figlio del Perozzi (Philippe Noiret) di Amici Miei, quello dalle analisi fredde e obbiettive che fa piangere il conte Mascetti (Ugo Tognazzi).

L'argomento di oggi sono le scritte sui paraurti e parafanghi dei camion, quelle che sono obbligato a leggere mentre mi apposto come un ninja, a meno di mezzo metro, pronto a schizzare a sinistra per iniziare il sorpasso, pregando che una buca non mi fotta le sospensioni o peggio, inghiotta il mio mezzo.

Il mio mezzo: Renault Sandero 1.6. Senza optional (no idroguida, no aria, no chiusura e vetri elettrici). Solo ruote, motore e un mutuo di 24 mesi.

All'inizio credevo che le frasi fossero a sfondo religioso, del tipo Gesù ti ama, Dio è il cammino o Il Signore è il mio pastore e nulla mi mancherà.
Poi però ho cominciato a notarne alcune divertentissime. Così spassose che una volta sono quasi morto.

Quella volta stavo tornando a Mucugè, dopo una settimana di dentista a Salvador.

Dopo 400 chilometri senza radio, coi bambini sotto l'effetto del Drammin e con mia moglie sotto l'effetto delle parole crociate, la mia mente corre libera tra gli argomenti meno importanti del mondo. Tipo una lista infinita di tutti i lavori che non potrei fare e il perchè. Per esempio come pilota di F1 sarei poco coraggioso, come insegnante troppo impaziente, come dentista avrei mani troppo grandi, come attore porno colleghi troppo dotati...
Gli ultimi 100 km sono imprevedibili: il manto stradale sembra fatto con lo stesso impasto della torta sbrisolona, c'è il 3x2 sulle buche, ne schivo due e ne prendo tre.
Zigzagando raggiungo un vecchio F1000 nero tutto scassato che fa un rumore di lattine sbattute e ingranaggi spannati. Le placche di ruggine sono bassorilievi che raccontano decenni di manutenzione fatta con filo di ferro e pezzi di camera d'aria.
Sul paraurti la scritta NON SEGUIRMI PERCHE' MI SONO PERSO
Sgomito Luisa per farle notare il monito. Ridiamo e facciamo commenti sulla creatività della gente. Poi di buon umore comincio il sorpasso.
A metà lanciamo un'occhiata alla laterale del camioncino, in cabina ci sono tre negroni con la faccia seria e sulla fiancata un' altra scritta, stavolta
a caratteri enormi F U R I A N E G R A 2
Le risate sono immediate. Ci immaginiamo il furianegra1. Altre risate mentre finisco il sorpasso.
Dal retrovisore vedo che l'equipaggio del furianegra2 è molto agitato e ci fa gesti di offesa, invitandomi ad accostare.
Per mostrare che è fuori questione accelero. Forse non hanno gradito le nostre risate, ma non mi sembra intelligente fermarmi per chiarire il malinteso.
Loro accelerano, e lo capisco dalla nube nera che si lasciano dietro. Luisa capisce che siamo inseguiti, ma sa che il nostro 1600 con meno di 30mila km e tutti i tagliandi in ordine è irraggiungibile. All'improvviso sentiamo uno sparo. Mi si gelano le budella. Poi altri due, tre, molti spari. Io istintivamente scarto
a destra, poi a sinistra. Luisa si lancia sui posti di dietro aprendo le braccia sui bimbi che dormono. Altri spari più lontani. Ormai ci separano una cinquantina
di metri. Cerco di vedere l'arma dal retrovisore, vedo un braccio fuori dal finestrino, poi il salto! Improvviso! Alla Bo e Duke! Non ho visto il dosso!
Atterriamo di muso, ma senza rompere niente. Il furianegra2 non ha la stessa sorte e, nonostante la frenata (udita), si ferma poco dopo il dosso. Forse una sospensione, forse due. Forse presto ci sarà un furianegra3.
Il resto del viaggio l'abbiamo passato a fare supposizioni e ridere. Che quegli spari non erano mica di pistola. Erano di pistoni.

Così mi sono messo a raccogliere frasi di camion, alcune le ho scritte mentre ero in macchina, altre le ho prese da foto su internet.
Eccole, quindi.

VOTA NELLE PUTTANE, PERCHE' NEI FIGLI NON STA' FUNZIONANDO

12 PNEUMATICI PIENI E 1 CUORE VUOTO

ADAMO ERA FELICE, VIVEVA IN PARADISO E NON AVEVA SUOCERA

LA DONNA E' STATA FATTA DA UNA COSTOLA...PENSA SE USAVA IL FILETTO

A SERVIZIO DI DIO

L' ILLUSIONE DELL' UOMO COMINCIA COL CIUCCIO

CAMIONISTA CON LA MOGLIE BRUTTA DORME TRANQUILLO

FINCHE' NON TROVO LA DONNA GIUSTA MI DIVERTO CON QUELLE SBAGLIATE

TRASPORTO VIGILATO DA DIO

NON BEVO ACQUA PERCHE' I PESCI CI SCOPANO DENTRO

NON SUONARMI! SVEGLIATI PRIMA

NON INVIDIARMI, LAVORA!

NON PRENDERE LA VITA COSI' SUL SERIO, TANTO NON NE USCIRAI VIVO

SONO NATO PELATO, NUDO E SENZA DENTI, TUTTO QUELLO CHE VERRA' E' LUCRO

PERICOLOSO NON E' UN CAVALLO IN MEZZO LA STRADA MA UN SOMARO ALLA GUIDA

OGNI DEBITO PER ME E' SACRO: CHE DIO TI PAGHI

PREFERISCO ESSERE UN UBRIACO CONOSCIUTO CHE UN ALCOLISTA ANONIMO

SE CAMMINARE FOSSE SALUTARE IL POSTINO SAREBBE IMMORTALE

SE IL MATRIMONIO FOSSE COSA BUONA NON C'ERA BISOGNO DI TESTIMONI

SE I SOLDI PARLASSERO I MIEI DIREBBERO "CIAO CIAO"

SE RUGA FOSSE SEGNALE DI VECCHIAIA IL MIO SCROTO AVREBBE 500 ANNI

SORRIDI, TUA MOGLIE MI AMA

UN GIORNO MIA MOGLIE DISSE "SCEGLI: O ME O IL CAMION"

STO BENE: LA MORTE SI AVVICINA MA I SINTOMI NON SI MANIFESTANO