mercoledì 31 marzo 2010

Numero 2.


Oh! Finalmente ci sono. In Brasile. Ho viaggiato per quasi due giorni, con tutti i mezzi, aerei, treni, pulman e pulmini, vicino a persone mai conosciute,e adesso mi godo l´ultimo viaggio, sulla volkswagen GOL (che da noi non c´é), abbracciato a Luisa, attraverso la periferia di Salvador de Bahia, mentre sua madre (alla guida) e sua sorella ( Luciana, la piú piccola, bellissima e un pó selvatica, alla quale Luisa ha da poco “ritirato la patente”! poi vi diró) ogni tanto ci guardano compassionevoli.

Sono perfettamente dove dovrei stare, e mi sento proprio come dovrei essere!

Fuori piove ma c´é comunque caldo e traffico. Quasi nessuno ha l´ombrello, stanno tutti coi pantaloncini, la canottiera e le infradito “havaianas” (un vero e proprio plebiscito...ce le hanno tutti e ci vanno dappertutto, sono state la prima cosa che ho comperato, per 5 Reai$, l´equivalente di 1,5 Euro...in Italia le stesse ciabattine costano dai 15 ai 30 Euro, da noi sono di moda!), ci sono quasi solo utilitarie per strada, molti taxi e onibus (tutti guidati da criminali patentati, sul serio).
Non mi rendo bene conto delle case e dei palazzi, per lo piú costruzioni grezze mai definitivamente completate, una sull´altra, tutto molto caotico, mentre smette di piovere e poi ricomincia, sento la puzza dei diesel e di umido, ma poi usciamo dalla tangenziale e svoltiamo verso il quartiere di Piatâ.
Qui sono quasi tutte case a due piani, recintate e senza nessuna comunanza di colori e stili e dimensioni. Solo le palme di cocco sono le stesse (ce n´é ovunque, sono le stesse che disegnavo da bambino, ma ci sono molti piú frutti, non solo tre), non ci sono cartelloni pubblicitari sui muri, pochissime scritte ( panificadora, salaõ de beleza, bar lanchonete, market pague menos), la strada é un disastro di buche, asfalto, sterrato argilloso, sabbia e sassi. Poi ci fermiamo dentro un cortiletto. Casa.
Entriamo con tutti i bagagli, mi rendo conto di essere troppo vestito e troppo pallido, devo sembrare un pó sfigato. Mi accolgono con naturalezza, senza enfasi, tutto é normale, io sono imbarazzato e non conosco una parola di brasiliano.
Bacio la nonna (Elisete, che si pronuncia “eliseci”, ma nessuno la chiama cosí, ha mille soprannomi: meavó, lilí, deusdeci e altri ancora), poi bacio le sorelle Silvia (che é giá la mia preferita, bella e cicciarda, lei studia alimentazione all´universitá, non ha il fidanzato ma frequenta il suo ex che si chiama Cristiano fa l´avvocato ed é un gigante), e ancora un’altra sorella, Luciana (l´unica con gli occhiali, viso molto fine, la piú chiara di pelle, color beige, color the, sembra una professoressa, studia medicina, scandisce benissimo le parole ed é sempre calma). Finite le sorelle ci sono amiche (Denise e Paolinha), zii (Rita e Daví), nipotini (André e MarcusPaulo).

Sulla fortuna mia e di Marcus Paulo....

Cosa mi rende simile ad un bimbo brasiliano di quasi 2 anni che gira nudo per casa?
Tutti e due non ce la caviamo bene col portoghese (lui é un pó piú bravo perché comunque lo capisce) e siamo in assoluto gli ultimi arrivi della casa, le ultime novitá!
Quindi trattamento speciale: baci e carezze per lui, gentilezze e sorrisi per me, posti d´onore a tavola, esenzione da qualunque lavoro, curiositá per tutto ció che abbiamo da dire, insomma attenzioni e occhi di riguardo.
Mi rendo conto di ció sdraiato sulla amaca con Luisa, dopo aver mangiato riso, fagioli e frutta. Con la brezza marina sulla pelle, mentre il resto della famiglia é intenta a fare cose (chi legge, chi scrive col computer, chi lava i piatti, chi parla al telefono e chi guarda la tivú), e ogni tanto mi danno un´occhiata per vedere come sto. Direi che sto bene!

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